Vi devo una spiegazione, ossia come mai inserisco solo ora un breve report sul Quilt Fest 2019 della Patchwork Gilde Austria. Se siete curiose di saperlo vi dovrete sorbire un piccolo riassunto infarcito di aspetti informatici.
A fine anno siamo stati costretti a sostituire il personal computer col quale viene gestito questo blog. Non che la macchina si fosse guastata, ma purtroppo andava aggiornato il sistema operativo, in quanto per quello installato non sarebbero più stati forniti aggiornamenti di sicurezza, quelli che in gergo vengono chiamate “Patch”. Come sempre succede, il nuovo sistema operativo richiedeva più risorse di quello precedente, e il nostro computer, già abbastanza sollecitato, non ce la poteva fare.
Quindi, nell’ordine, esecuzione del backup di tutti i dati, acquisto del nuovo computer, installazione di nuovi programmi di editazione (perché quelli vecchi erano, ovviamente, non compatibili), e infine apprendimento dei nuovi software (resto sempre dell’idea che i programmatori non facciano altro che spostare tutti i comandi apposta).
Al termine di quel tormentato percorso riuscimmo finalmente a pubblicare il post sul Carrefour Européen du Patchwork, e, dopo una meritata pausa (era stato un lavoro abbastanza lungo), si sarebbe potuti passare al Quilt Fest austriaco. Sottolineo “si sarebbe”, perché il “nuovo” computer pensò bene di guastarsi, e non una robetta da poco. In buona sostanza era saltato il disco fisso, in maniera irreversibile e irrecuperabile.
Per fortuna il mio webmaster-sherpa-guida turistica-pusher era stato previdente, e i dati erano stati salvati in una copia di riserva. In ogni caso, dopo la riparazione, si resero necessarie l’installazione e la configurazione di tutti i software, e vi confesso che per un po’ ne ho avuto abbastanza del computer.
La sensazione di aver mancato ai miei doveri mi impone però di offrirvi un breve resoconto di quanto mi è capitato di ammirare in Carinzia. Sapete come si dice: meglio tardi che mai.
Cominciamo subito con la polemica, la cosa che, a parere quasi unanime, mi riesce meglio.
26 ottobre, sabato, partenza prevista in orario antelucano, ossia con il treno delle 5:44 per Villach, ma quando arrivo, con il consueto anticipo, nell’atrio della stazione, scopro che sul tabellone delle partenze non è indicato alcun treno per Villach (Villaco).
Brivido di freddo lungo la spina dorsale, e, per inciso, a quell’ora la biglietteria e il banco delle informazioni sono ancora ermeticamente chiusi.
Osservando meglio pare che alle 5:44 sia previsto un treno per Udine, e quindi ci precipitiamo al binario 8 per chiedere lumi. Lì il capotreno ci informa che il suo treno andrà effettivamente a Villach, ma che per oscuri motivi le FS non ne ammettono l’esistenza, come se dopo Udine motrice e vagoni svanissero nel nulla.
Se non siete di queste parti, e se non avete pratica di viaggi in treno, probabilmente ignorate le probabili cause di questa assurdità.
Sono ormai vent’anni che Trenitaglia snobba il servizio passeggeri tra la mia regione e l’Austria, pur avendo modernizzato la linea. In poche parole, dalla mia città a Villach ci sono 0 (zero) treni diretti, mentre, per esempio, da Ljubljana ce ne sono cinque. OBB si offrì a suo tempo di supplire a questa assenza di collegamenti, ma evidentemente la Rete Ferroviaria Italiana pose delle condizioni inaccettabili, e pertanto gli austriaci optarono per un efficiente servizio di autobus. Da qualche anno però la musica è cambiata, nel senso che OBB e le Ferrovie Udine Cividale hanno creato Mi.Co.Tra., una società che garantisce ogni giorno due treni da Trieste per Villach, con materiale rotabile austriaco, il che forse disturba il monopolio di FS, e la mancanza di informazioni corrette sul tabellone delle partenze potrebbe non essere dettata da semplice disattenzione o colpevole noncuranza.
Fatto sta che al ritorno, sul tabellone delle partenze della stazione di Villach, il mio treno per Trieste era ben presente, come potete vedere dall’immagine sottostante.
In verità il mio fastidio non sorge dal riscontrare l’ennesimo disservizio, diciamo che viaggiando in treno in Italia quasi me l’aspetto (qui un esempio), ma per il fatto che se non fossi stata affiancata dalla mia guida turistica, la quale conosce tutti gli orari, le tratte, le partenze, le fermate, eccetera, se per esempio fossi stata da sola, magari una turista straniera, magari di fretta, quel treno per Villach non l’avrei trovato, e perciò non l’avrei preso, alla faccia della nostra tanto decantata vocazione turistica.
Fine della polemica (per oggi).
Parliamo un po’ del Quilt Fest 2019.
Innanzitutto il posto era molto carino. Althofen è una piccola cittadina carinziana nella quale ho scoperto degli angoli suggestivi su per il borgo antico, e comunque anche il bel tempo è stato complice di questa giornata piacevole.
Come già successo per le precedenti edizioni, ho molto apprezzato lo stile delle quilter austriache, le quali non amano lanciarsi in astruse, e a volte velleitarie composizioni tessili. Oltre al patchwork tradizionale è ben presente il gusto per la bellezza della semplicità, nella ricerca di temi ben riconoscibili ma sempre mediati da una tecnica compositiva, la quale, a uno sguardo distratto, potrebbe apparire banale, e che è invece il frutto di un rispetto verso l’armonia, una qualità, visti i tempi barbari che stiamo attraversando, non da poco.
Nel breve filmato che abbiamo realizzato potete vedere le opere che più hanno colpito la mia fantasia, e qualora sorgesse il desiderio di ammirarle più in dettaglio, magari anche di sapere chi le ha realizzate, non avete altro da fare che andare a curiosare nel mio album di Flickr.
La prossima edizione del Quilt Fest si terrà a Vöcklabruck, a qualche chilometro dagli incantevoli laghi Attersee e Traunsee, e a circa quaranta minuti di treno da Salzburg, che è sempre un bel vedere.
Fatemi sapere.