mira destino, prima o poi doveva succedere. Ora che è successo, che succederà? Speriamo che qualcosa succeda. Non temo ciò che potrà succedere a me, è stato già tutto messo in conto, ma sarei avvilita se dopo quanto avrò scritto non succedesse niente.
Ma cos’è successo? Fondamentalmente niente, o per meglio dire niente di eccezionale, e questo è, per me, già un insuccesso.
Immagino che a questo punto sia obbligata a essere meno criptica e, anche se mi costerà qualcosa in termini di relazioni, proverò a rendere l’idea di ciò che ho visto e di ciò che ne ho ricavato, come ho sempre cercato di fare, nel bene e nel male.
Ne scrivo a distanza di più di un mese perché ho voluto che le sensazioni maturassero in convinzioni, sempre nel dubbio che io mi stia arrogando il diritto di critica, cadendo di conseguenza nel peccato di presunzione, ma, come disse lo scorpione alla rana, “è nella mia natura”.
Il 30 novembre s’era partiti all’alba in direzione Bassano del Grappa, e nonostante le condizioni meteorologiche incerte volgenti al peggio, ci era di conforto l’intrinseco ottimismo che sempre ci accompagna alla partenza di una gita di piacere.
La biennale di Casa Patchwork & Quilting presentava “quilts e miniquilts“, il che era già di per sé una novità in quanto questo gruppo di quilter (mi perdonerete se il mio Devoto-Oli non riporta il lemma “quiltista”) è famoso per le dimensioni “generose” delle sue creazioni in stile classico.
Tra le molte tecniche che ancora non possiedo, quella del miniquilt è tra le più difficili. Mi è già capitato di restare senza parole di fronte a questi piccoli capolavori, specialmente nelle esposizioni all’estero, e sarà successo anche a voi di notare la perenne calca attorno ai miniquilt, segno indiscutibile di curiosità e gradimento. Si sta lì, col naso a qualche centimetro dalla stoffa, e non si riesce a capire come diavolo è stato realizzato…, forse bisogna proprio fare un patto col Diavolo.
Prima non-sorpresa, dato che non mi trovo di fronte a veri e propri miniquilt, bensì a delle opere che potrei definire piuttosto dei midiquilt, un primo passo, la presa di contatto con una tecnica che richiede molta esperienza. Pur nei suoi limiti l’esperimento tuttavia può dirsi riuscito, e mi aspetto in futuro opere veramente “mini”.
Se dal piccolo non ho ricevuto le soddisfazioni che mi aspettavo, il grande avrebbe dovuto consolarmi abbondantemente, ma neanche queste opere sono riuscite a emozionarmi. Mi preme precisare che si trattava comunque di opere pregevoli per fattura e composizione, e sarei felicissima di possedere soltanto la metà della maestria delle quilter di Casa Patchwork & Quilting, però non ho sentito quella insondabile e intima scossa emotiva che vado sempre cercando per mostre. Vero è che forse ne ho viste troppe per stupirmi ancora, e magari ho posto l’asticella troppo in alto, troppo per reggere il confronto con i capolavori che ho ammirato all’estero. Però è altrettanto vero che alle quilter bassanesi non mancano i mezzi tecnici per raggiungere quei traguardi e persino, grazie alla tradizione artistica nostrana, superarli. Basterebbe provarci.
Ho trovato un’esposizione sontuosa, tanti lavori, la maggior parte realizzata con blocchi tradizionali, gradevoli e assemblati in maniera invidiabile, e allora, cosa voglio di più? Allora mi è parso che alle opere mancasse quel tanto di quid che l’artista lascia trasparire di suo, giusto per dare il senso dell’irrisolto a un lavoro tecnicamente perfetto.
Dopo tante parole direi che sarebbe il caso di vedere qualcuna delle opere esposte. Ecco allora una carrellata di immagini (quella che viene modernamente definita slideshow) che ho inserito in YouTube. Qualora voleste osservare i lavori in dettaglio, dal mio album di Flickr è possibile scaricare le immagini nella risoluzione originale.
Immagino che a questo punto sia obbligata a essere meno criptica e, anche se mi costerà qualcosa in termini di relazioni, proverò a rendere l’idea di ciò che ho visto e di ciò che ne ho ricavato, come ho sempre cercato di fare, nel bene e nel male.
Ne scrivo a distanza di più di un mese perché ho voluto che le sensazioni maturassero in convinzioni, sempre nel dubbio che io mi stia arrogando il diritto di critica, cadendo di conseguenza nel peccato di presunzione, ma, come disse lo scorpione alla rana, “è nella mia natura”.
Il 30 novembre s’era partiti all’alba in direzione Bassano del Grappa, e nonostante le condizioni meteorologiche incerte volgenti al peggio, ci era di conforto l’intrinseco ottimismo che sempre ci accompagna alla partenza di una gita di piacere.
La biennale di Casa Patchwork & Quilting presentava “quilts e miniquilts“, il che era già di per sé una novità in quanto questo gruppo di quilter (mi perdonerete se il mio Devoto-Oli non riporta il lemma “quiltista”) è famoso per le dimensioni “generose” delle sue creazioni in stile classico.
Tra le molte tecniche che ancora non possiedo, quella del miniquilt è tra le più difficili. Mi è già capitato di restare senza parole di fronte a questi piccoli capolavori, specialmente nelle esposizioni all’estero, e sarà successo anche a voi di notare la perenne calca attorno ai miniquilt, segno indiscutibile di curiosità e gradimento. Si sta lì, col naso a qualche centimetro dalla stoffa, e non si riesce a capire come diavolo è stato realizzato…, forse bisogna proprio fare un patto col Diavolo.
Prima non-sorpresa, dato che non mi trovo di fronte a veri e propri miniquilt, bensì a delle opere che potrei definire piuttosto dei midiquilt, un primo passo, la presa di contatto con una tecnica che richiede molta esperienza. Pur nei suoi limiti l’esperimento tuttavia può dirsi riuscito, e mi aspetto in futuro opere veramente “mini”.
Se dal piccolo non ho ricevuto le soddisfazioni che mi aspettavo, il grande avrebbe dovuto consolarmi abbondantemente, ma neanche queste opere sono riuscite a emozionarmi. Mi preme precisare che si trattava comunque di opere pregevoli per fattura e composizione, e sarei felicissima di possedere soltanto la metà della maestria delle quilter di Casa Patchwork & Quilting, però non ho sentito quella insondabile e intima scossa emotiva che vado sempre cercando per mostre. Vero è che forse ne ho viste troppe per stupirmi ancora, e magari ho posto l’asticella troppo in alto, troppo per reggere il confronto con i capolavori che ho ammirato all’estero. Però è altrettanto vero che alle quilter bassanesi non mancano i mezzi tecnici per raggiungere quei traguardi e persino, grazie alla tradizione artistica nostrana, superarli. Basterebbe provarci.
Ho trovato un’esposizione sontuosa, tanti lavori, la maggior parte realizzata con blocchi tradizionali, gradevoli e assemblati in maniera invidiabile, e allora, cosa voglio di più? Allora mi è parso che alle opere mancasse quel tanto di quid che l’artista lascia trasparire di suo, giusto per dare il senso dell’irrisolto a un lavoro tecnicamente perfetto.
Dopo tante parole direi che sarebbe il caso di vedere qualcuna delle opere esposte. Ecco allora una carrellata di immagini (quella che viene modernamente definita slideshow) che ho inserito in YouTube. Qualora voleste osservare i lavori in dettaglio, dal mio album di Flickr è possibile scaricare le immagini nella risoluzione originale.