BPM 2024 – One Step Beyond

BPM2024Eccoci qua, on stage again, to tell you about our trip to the Czech Republic and the quilt that we saw there.
Reading the title you may have noticed that the acronym of the Czech exhibition is now BPM, ovvero Brno Patchwork Meeting, and no more PPM. Let's say I miss Prague a bit, and not just because I find it fascinating and complicated, but also because there I discovered many years ago some artists who were looking for their own expressive way to break away from the Anglo-Saxon and French schools. Today I can say that I have seen a long view, and I admire with satisfaction the works that quilter Czechs can boast of exhibiting their works all over the world.
As always the journey to Brno was slow and complicated, and therefore pleasant. Set off with the sun, and already in Celje the bus proceeded among the snowflakes that were falling copiously, but luckily the experience had prepared us for everything. The first stage included a stop in Vienna for a day shopping. Badate bene, I'm not talking about clothes, footwear and accessories, but of materials and equipment for copperplate printing and painting. Mission accomplished. I found everything, e anche di più, and now I know where to go when I need something that they don't even know exists here. While we were there we visited the Wien Museum on Karlsplatz, just reopened a few months ago, where on the top floor the walls were covered with admirable engravings of 17th century Vienna and beyond.
After saying goodbye to Vienna we took a bus headed to Moravia, and we found the same Brno as last year, with its strengths and weaknesses. This time though, our reporting duties finished, we decided to rent a car to take a few trips out of the city. You can find some images of this little trip to Moravia in postNot just Brno”, dal blog ultimalune.it of mine webmaster / photographer / tourist agency / sherpa / ecc.
But I guess you're here for the patchwork, and that all this travel drama leaves you quite indifferent, so here I am ready to satisfy your curiosity.
First of all, the title “BPM 2024 – One Step Beyond”.
Says it all, he says we are in Brno, and says that the edition of 2024 it was an appreciable step forward, one step beyond standard that we already knew, in quantity and above all in quality, and this thanks to the tenacity and professionalism of Jana Štěrbová, da sempre deus ex machina of the Czech event, e alla dedizione di tutte le persone impegnate a mantenere in evidenza una mostra che si confronta con altre che godono di ben altro supporto mediatico.
Allow me a pinch of vanity if I tell you that in Brno I met a large group of quilter of Bassano del Grappa, arrived there also thanks to the curiosity aroused by my parents report of the exhibitions in Prague and Brno.
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I would start with a double tribute, one to Moravia which hosts the exhibition, and another to the Moravian artist who gives a wonderful representation of his country.
I'm talking about Jaroslava Grycová, which with the technique "confetti” he creates paintings worthy of an art gallery. This year you brought us some evocative images of the woods found in the Jeseníky Mountains, the largest mountain range in Moravian-Silesia. It is a protected landscape area (dal 1969), where spruce reigns, the beech, the maple, the birch and the rowan.

It is said that in the Jeseníky Mountains you can breathe the cleanest air in all of Central Europe, and if air isn't enough, there's also water, all terme Priessnitz di Gräfenberg, the center where a simple farmer, Vincent Preissnitz indeed, around the 1820 laid the foundations of hydrotherapy, the same one from which the more famous Sebastian Kneipp would be inspired thirty years later (sì, it is that of Kneipp malt). Within a few years, a spa was built in Gräfenberg where even famous people came to be treated, like the writer Nikolai Gogol, the Archduke of Austria Anton Victor and the regent of the Austrian Empire Franz Karl, tanto per fare dei nomi.
Here then is Jaroslava Grycová, as well as delighting us with his beautiful works, offers us a good excuse to take a trip to his Moravia. What more could you ask for?
Jaroslava Grycová – Jeseníky Mountains in autumn

Jaroslava Grycová – Jeseníky Mountains in autumn

Jaroslava Grycová – Johann Shrot Trail-Jeseníky Mountains - 01

Jaroslava Grycová – Johann Shrot Trail-Jeseníky Mountains

You will certainly know famous brands such as Pfaff, Brother, Bernina, Janome, Juki, because they are the ones that always come back in association with the names of quilter most successful, and what's more, today we are witnessing the arrival of increasingly technological sewing machines, electronic, computerized, science fiction, when instead Jaroslava manages to create her textile paintings with a simple pedal Lada, and this confirms an ancient saying in use in my area: “no conta the penel, soramanigo tells”.
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E ora, with the consistency that always distinguishes me, da un gradevole stile che si avvicina al pittorico luminismo passiamo a un più complesso astrattismo, lo stile che cerca di dare forma visuale ad aspetti non immediatamente percepibili, such as emotions.
Karen Rips intended to represent an aspect of women's lives that is still too often underestimated, i.e. perinatal depression.
Karen Rips – Perinatal Depression

Karen Rips – Perinatal Depression

As in any abstract work, l’artista suggerisce e chi osserva interpreta. Qui viene mirabilmente rappresentato il senso di solitudine che attanaglia la donna prima e dopo il parto, e le infinite preoccupazioni, la catena di problemi fisici, sociali, affettivi, tutti aspetti connessi che generano quel velo nero tra lei e il mondo esterno, quest’ultimo abbastanza freddo come il colore blu acciaio che ha scelto, un mondo che della sua sofferenza psichica afferra ben poco, solamente quella punta delliceberg.
Quest’opera fa parte del progetto “Minimalism” che troverete descritto in seguito.

 

Già nel 2022 riimasi colpita dal patchwork di un artista tedesco a me ignoto. Si trattava diBetween the Worldsdi Jochen Hüttermann. Confesso che fui attratta dalla forza espressiva dell’opera, s’imponeva alla vista, ma sul momento rinunciai a cercare cosa si celasse dietro (o dentro) quei due centri gravitazionali (due Soli?) che sembravano voler distruggere fa figura centrale.
Oggi, scavando più a fondo e vedendo un’altra sua opera, penso di aver intuito quali sono le spinte emozionali che inducono l’artista a rappresentazioni per certi versi drammatiche.
Jochen Hüttemann - Inside-Outlook-Perspective

Jochen HüttemannInside-Outlook-Perspective

Jochen Hüttemann - Inside-Outlook-Perspective - Detail

Jochen HüttemannInside-Outlook-Perspective – Detail

Per decenni Jochen Hüttermann si è interessato di terapia occupazionale, e suppongo che inevitabilmente abbia sviluppato una certa empatia, o perlomeno una sensibilità verso chi aveva bisogno del suo sostegno.
Look at the work above, è una rappresentazione simbolica del mondo col quale ha condiviso dialoghi, problemi, hopes, diverbi, delusioni, passioni e successi. Guardate quei volti, sono tutti di fronte, come quelli delle persone che a lui si rivolgono, sono le finestre di un edificio sociale che inquadra e separa, finestre chiuse, finestre aperte, finestre vuote, finestre sbarrate da un’inferriata.
E poi il titolo, un capolavoro: “Inside-Outlook-Perspective”, prospettiva di una previsione, una mentalità, una visione (outlook) interna, in un mondo piatto che offre ben poche prospettive.
Se potessi associare un pezzo musicale a quest’opera sceglierei senz’altroI Talk to the Winddei King Crimson.

 

Magari a prima vista potrebbe sfuggirvi un dettaglio di quest’opera, e allora eccomi qui a farvelo notare.
Vor einem großen Walde wohnte ein armer Holzhacker mit seiner Frau und seinen zwei Kindern; das Bübchen hieß Hänsel und Gretel
Si tratta delle prime righe di una fiaba molto popolare scritta dai fratelli Grimm: “
Hänsel e Gretel”.
Gabi Fisher – Hänsel and Gretel

Gabi Fisher – Hänsel and Gretel

Gabi Fisher – Hänsel and Gretel - Detail

Gabi Fisher – Hänsel and Gretel – Detail

Devo dire che finora conoscevo solamente i lavori che Gabi Fisher aveva realizzato con il gruppo SnipSISter, assieme a Gonhild Murmann e Eva Wöhrl, ed erano centrati sulla figura femminile, perciò questo richiamo alle sue fantasie d’infanzia mi ha sorpreso, come pure sono rimasta piacevolmente stupita dalla sua scelta di sovrapporre il testo della fiaba al quilt di fondo, ma non sperate che io vi riveli come c’è riuscita :-)
Quest’opera fa parte di un suo progetto teso a dare forma tessile alle fiabe che ancora le sono care, principalmente quelle dei fratelli Grimm, rappresentate con un una rilettura più adatta ai tempi e all’età.
Il quilt sottostante al testo raffigura una foresta, per un certo verso aperta e amena all’imbocco, che però si fa più fitta e minacciosa quando ci si inoltra al suo interno. Si tratta della foresta dove Hänsel und Gretel vengono abbandonati dal padre e dalla matrigna, perché essi non sono in grado di sfamarli a causa del periodo di carestia, pur essendo consapevoli che così facendo li esporranno a pericoli mortali.
Per Gabi questa scelta è troppo simile a quella imposta a chi accetta far partire i figli verso il cosiddetto “World First” perché nel loro paese imperano carestia e disperazione, e quel viaggio non è meno irto di pericoli mortali di quanto non lo sia la foresta della fiaba, compreso il miraggio di una vita più facile e colma di tutto, proprio come la casa della strega, allettante nell’aspetto ma illusoria nel messaggio e crudele nella sostanza.

 

Un concetto simile viene espresso da Angela Minaudo, con la sua opera che è stata premiata al Carrefour Européen du Patchwork.
Troppe volte capita di passare oltre, di girarsi dall’altra parte, di far finta di non vedere, persino di provare fastidio, quando qualcosa o qualcuno ci ricorda che in fondo godiamo di alcuni privilegi, meritati o meno.
Pur nella sua relativa opulenza, la società divide le persone in due categorie, ossia gliintegrati”, i quali in varia misura sfruttano i vantaggi a loro offerti (anche se sono persone perennemente insoddisfatte), e idisintegrati”, coloro che, come dice il prefissodis”, non si integrano perché non trovano una collocazione accettabile (per indole, per sfortuna, per inadeguatezza). Alla fine gli ultimi diventano anche invisibili, in quanto non solamente vengono tenuti ai margini, ma per garantire la nostra pace sociale e psicologica vengono distrutti socialmente, disintegrati appunto. Devonosparire”.
Angela Minaudo - Invisibile

Angela Minaudo – Invisibile

Se Angela ha trovato l’ispirazione per quest’opera che in quello che purtroppo capita di scorgere tutti i giorni, la chiave sta all’interno della canzoneGli invisibilidi Ermal Meta, nelle seguenti parole del testoSiamo gli ultimi, ci vedi sullo sfondo, siamo gli invisibili che salveranno il mondo“.

 

Già che siamo di strada, mi va di proporvi un’altra opera presentata in Val d’Argent. Si tratta della riproduzione con la stoffa di un’opera di Yulia Brodskaya.
Isabel Muñoz – Native Woman

Isabel Muñoz – Native Woman

Di Isabel Muñoz ricordo ancora bene quel fantastico volto di Bruja Piruja quasi totalmente in bianco e nero che presentò nel 2022, e qui dimostra (ma non ce n’era bisogno) che se la cava benissimo anche col colore.
Lei dichiara di aver scelto di riprodurre quell’opera perché era rimasta affascinata dallo sguardo profondo e sicuro di quella donna. lo sguardo fiero di chi conosce il valore del suo passato e lo affida alle generazioni che verranno.
Permettetemi due parole su Yulia Brodskaya, un’artista nativa di Mosca ma residente da anni nel Regno Unito. Lei ha trovato con successo nuove forme espressive per il quilling, raggiungendo vette artistiche degne di un museo d’arte moderna. Se vi interessa vedere di cosa è capace, questo è il sito web di Yulia Brodskaya.

Curiosa, questo è l’aggettivo che mi va di utilizzare per un’opera che è bi/tridimensionale. Bidimensionale perchè in buona sostanza tutti gli elementi lo sono, e tridimensionale perché il loro assemblaggio li stacca dal piano per offrire un nuovo modo di vedere il patchwork.
20 Perspectives Group Work – Celebration of Color

20 Perspectives Group Work – Celebration of Color

20 Perspectives Group Work – Celebration of Color - Detail

20 Perspectives Group Work – Celebration of Color – Detail

Si tratta di una realizzazione dell’associazione 20 Perspectives Group Work, che unisce le abilità di venti quilter che sono riuscite ad abbattere le distanze geografiche e stilistiche. Provenienti da dieci paesi diversi, hanno composto un interssante quilt nel quale si manifestano i rispettivi leitmotiv, e i colori sono stati accostati con raro gusto. Andate sul loro sito web e provate a riconoscere le artiste in quella festa cromatica.

 

Per affinità geometrica, ecco un’altra opera abbastanza inconsueta e sicuramente affascinante come questo coloratissimo paravento realizzato dalla polacca Sylwia Ignatowska.
Sylwia Ignatowska - Szalony Parawan

Sylwia Ignatowska – Szalony Parawan

Mi chiedo se tutti questi colori siano quelli che lei ritrova nei fiori in primavera e in estate, sulle rive dei fiumi o nei parchi naturali della sua regione, la Precarpazia.

 

Negli spazi dedicati a Sylwia Ignatowska erano esposte altre opere di grande impatto visivo, nonché di notevole fattura, e alcune sono presenti nel mio spazio Flickr. Non sapendo decidermi su quale inserire qui, avrei scelto quella per me più atipica e per certi versi forse più riconducibile all’artista.
Sylwia Ignatowska – Pierwszy Śnieg

Sylwia Ignatowska – Pierwszy Śnieg

Sylwia Ignatowska – Pierwszy Śnieg - Detail

Sylwia Ignatowska – Pierwszy Śnieg – Detail

Pierwszy Śnieg”, or “La prima neve”.
Nel paese di Sylwia la neve arriva già in autunno, quando ancora le piante rifiutano di arrendersi al gelo che avanza e conservano sui rami i ricordi estivi sotto forma di rade foglie ingiallite. Io m’immagino un tramonto, le fronde in controluce, e i primi fiocchi che scendono, lenti, senza vento, senza fretta. Tutto allora diventa incerto, ambiguo, possibile, trascendente.
Il valore aggiunto di quest’opera è che l’artista ha lavorato per sottrazione, ottenendo le zone più luminose dallo schiarimento di una pezza di lino nero, un metodo che assomiglia, ma con direzione inversa, a quello di una preziosa acquaforte. Ciò che nella calcografia si ottiene con vernici bituminose e acidi corrosivi qui è stato ottenuto con le foglie del suo giardino e della candeggina. Una quiltatura molto curata ha fatto il resto.
Sono grata a Sylwia per aver illustrato passo-passo sul suo place web l’originale procedimento da lei seguito. Non capita spesso.
Sylwia Ignatowska - Logo

Sylwia Ignatowska – Logo

 

Ospite d’onore di questa edizione del BPM era l’Austria, che si presentava così, con questa contaminazione di patchwork e abito tradizionale.
Dscn3735L’associazione Patchwork Gilde Austria organizza la sue esposizioni ogni volta in una regione diversa. Una delle più interessanti che ho avuto la fortuna di vedere si è svolta a Friesach nel 2015, anche grazie a una collocazione molto suggestiva. Quest’anno niente show, tutto è rimandato al 2025, a Wiener Neustadt.
Ecco un quilt molto gradevole, senza esperimenti, significati nascosti ed effetti speciali, solamente una stradina, alcune antiche abitazioni e delle fronde ombrose. Par quasi di udire il il fruscio delle foglie mosse da una leggera brezza.
Rilassante
Edith Peitl – Kellergasse

Edith Peitl – Kellergasse

Edith Peitl – Kellergasse - Detail

Edith Peitl – Kellergasse – Detail

Kellergasse sta per vicolo delle cantine, e si tratta di una situazione tipica di alcuni villaggi della Bassa Austria, più precisamente una zona riccha di vigneti denominata Weinviertel. In reality it is not a geographical location defined by borders, but rather a group of small vineyards that extend in a patchwork pattern from the border with Czechia to Slovakia.
For example, one of the typical wines is called Brünnerstraßler, because it was obtained from vineyards along the road from Vienna to Brno. Today the most popular grape variety is Grüner Veltliner, but there is no shortage of more well-known wines such as Riesling, il Müller-Thurgau e il Muscat.
Non so quale sia la strada riportata su stoffa da Edith Peitl, ma sono sicura che se c’è andata avrà passato una splendida giornata (a meno che sia astemia…).
Weinviertel - topographische Karte

Dal sito web guidavino.wein.plus

Bene, ora che ho la mappa so dove andare al prossima volta che mi trovo a Vienna. Se volete, ci vediamo lì.
Sempre grazie a Edith Peitl non ho potuto fare a meno di soffermarmi davanti a questo angolino di mondo, giusto qualche albero, un sentierino appena tracciato, a bench and a small river to let the great river of our childhood dreams flow.
Good memories are often deceiving, but they help to endure life, and if she sat on that bench again I don't know if she would find the little girl she was again, perhaps she would feel closer to Siddhartha, and all in all it wouldn't be bad either.
Edith Peitl – Childhood Memory

Edith Peitl – Childhood Memory

Edith Peitl – Childhood Memory - Detail

Edith Peitl – Childhood Memory – Detail

I really like her philosophy of reusing materials, the authentic spirit of patchwork. In fact, it's too easy to get beautiful batik, designed fabrics, kit of colors chromatically assembled, typical elements of mood consumerist “everything right away” where you just have to pay.

 

On the occasion of the Quilt Fest 2023, the Austrian artists presented a series of themed works, a rather particular topic in truth: the bee-eater.
Here is his characteristic verse that I found on the website carrozzadergambini.it.
It is a small and colorful bird that is moving increasingly northwards due to global warming, so for a while’ it is also present in Austria. Tra le caratteristiche di questo volatile andrebbe notato che la femmina che il maschio sfoggiano pressoché gli stessi colori.
Edeltraud Girlinger - Birdland

Edeltraud GirlingerBirdland

Irene Prendinger – Flucht vor dem Bienemfresser

Irene Prendinger – Flucht vor dem Bienemfresser

Claudia Kreindl – The unexpected poise of a bee eater

Claudia Kreindl – The unexpected poise of a bee eater

 

Chiuderei questo capitolo dedicato all’Austria passando dall’aria all’acqua, ovvero dagli uccelli ai pesci.
Roswitha Schmit – School of Fish

Roswitha Schmit – School of Fish

Roswitha Schmit – School of Fish - Detail

Roswitha Schmit – School of Fish – Detail

A Roswitha questo tema riesce benissimo. Già presenti in un suo bel miniquilt, i pesci raffigurati in quest’opera più grande trovano il giusto spazio e la visibilità che meritano. Notevole l’equilibrio cromatico tra il rosso e l’azzurro, dove il primo non si perde ma nemmeno s’impone alla vista, e il secondo che accoglie senza risultare dominante. Complimenti.
Rimane da stabilire il programma di studi di quei pesci

 

Attraversiamo il confine e torniamo in Cechia.
La storica associazione Bohemia Patchwork Club sviluppa progetti sempre interessanti e mai banali. L’anno scorso presentò a Brno una serie di opere che avevano per tema le finestre delle sinagoghe presenti nella Repubblica Ceca. Nel 2023 si sono dedicate al barocco, in occasione del tricentenario della morte dell’architetto Jan Blažej Santini-Aichel, nato nel 1677 e nipote di Antonin Aichel, un muratore originario di Roveredo che si era spostato a Praga attorno al 1630. Dal padre, abile scalpellino, egli imparò i segreti della lavorazione della pietra, e nonostante un grave handicap fisico (a part of his body had been paralyzed since birth) he went to Rome to study the Italian masters, mainly Borromini. Back in Bohemia he began his career as an architect, proposing the Gothic-Baroque style that distinguishes many Czech buildings.
At the age of twenty-five he was entrusted with the reconstruction of the church of Our Lady of Sedlec, which was partially destroyed during the Hussite wars, continuing his short but intense activity until his latest masterpiece, they
anthology of San Giovanni Nepomuceno, an original building where symbolism and numerology predominate.
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Church of Our Lady of Sedlec. Da: tourismato.cz

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Sanctuary of San Giovanni Nepomuk. Photo by Anna Prokopová

Le quilter Bohemians have therefore created works where this architectural style is represented, presenting them in an exhibition in the baroque district of Skalka, and from there to other exhibitions in the Czech Republic, BPM included, ovviamente.
Magari vi stavate aspettando una serie di cupole, colonne, vetrate, statue, eccetera, e invece io vi propongo un’opera di Alena Vave Zemanová che interpreta in maniera molto personale e apprezzabile il tema della mostra.
Alena Vave Zemanová – Schody do nebe

Alena Vave Zemanová – Schody do nebe

Alena Vave Zemanová – Schody do nebe - Detail

Alena Vave Zemanová – Schody do nebe – Detail

Schody do nebe” significa “Scala verso il cielo”, e questo può essere inteso come il Paradiso. Nulla a che fare con laStairway to Heavendei Led Zeppelin, si tratta invece della rappresentazione dell’altissima scala a chiocciola autoportante che si trova nella chiesa di Nostra Signora di Sedlec.
Poteva forse mancare Romana Černá al BPM? Ovviamente no.
Romana Černá - Mikuláš

Romana Černá – Mikuláš

Se andate a Praga, in Malostranské náměstí, sopra i tetti degli edifici ottocenteschi potrete vedere come su tutto domina la cupola della chiesa di S. Nicola (S. Mikuláš), la chiesa barocca più famosa della città. La sua costruzione durò un intero secolo, tanto che gli elementi più recenti come il campanile sono già in stile rococò.
Qui Romana è tornata alle sue tinte tradizionali, il verde e l’azzurro, volendo forse richiamare i colori della cupola in bronzo e rame.

Like every year there was a section dedicated to patchwork traditional, and as always, even though he no longer feels a particular attraction towards this compositional technique, I happen to feel a surge of admiration towards someone quilter who demonstrates particular skills and exquisite taste.
Í il caso di Danuše Březinová, which brought to Brno a patchwork large, quilted perfectly, and which had some particularly interesting elements, like the lace inserts and some stars crazy five-pointed, queste ultime molto complesse da realizzare e quantomai rare.
Danuše Březinová – Rub Al Khali

Danuše Březinová – Rub Al Khali

Danuše Březinová – Rub Al Khali - Detail

Danuše Březinová – Rub Al Khali – Detail

Col nomeRub Al Khaliviene identificato il grande deserto sabbioso che si trova nella parte meridionale della penisola arabica, e significa letteralmenteIl quarto vuoto”.
Immagino che qui l’artista abbia voluto utilizzare tutte le sfumature di quella distesa sabbiosa, sulla quale piove senza tregua l’accecante luce dell’implacabile Sole al centro.

Non è la prima volta che Milena Kankrlíková appare in questo blog. Già nel 2019 (eh, bei tempi…) ebbi modo di ammirare un’interpretazione molto personale del Dresden Plate, un patchwork dove la scelta dei motivi delle stoffe utilizzate era stata particolarmente ricercata, un’attenzione che ho ritrovato solamente nelle opere di Gabrielle Paquin.
Milena Kankrlíková - 8015 Pieces

Milena Kankrlíková – 8015 Pieces

Milena Kankrlíková - 8015 Pieces - Detail

Milena Kankrlíková – 8015 Pieces – Detail

Vi lascio indovinare cosa significhi il titolo. Io comunque i pezzi non li ho contati, le credo sulla parola. In questo caso il blocco pineapple è stato utilizzato nella maniera più tradizionale possibile, però con una scelta cromatica che dona al suo patchwork una seconda giovinezza.

Volete sapere come si chiama lo stile di Eva Bovoli? Semplice, si chiama “Eva Bovoli”.
La si potrebbe definire come la quilter di due mondi. Infatti le sue origini boeme, il suo background culturale e artistico si è spesso confrontato con quello dell’Italia, il paese nel quale si è trovata a vivere per un lungo periodo, e dove medita di sistemarsi al caldo sole del Sud.
Questo pendolo tra due mondi le ha permesso di sviluppare una sua visione del patchwork, informale e raffinata, attenta alle sue tradizioni ma aperta alle contaminazioni. Fin da quando mi ricordo (era il 2011) non ha mai smesso di stupirmi, senza effetti speciali e nemmeno fughe in avanti, semplicemente lavorando con il massimo dalla libertà che la stoffa e il colore concedevano.
Quella libertà era anche frutto della sua scarsa propensione all’esibizionismo, non avendo come obiettivo l’applauso, il consenso, il premio, il successo mondano. Tutto girava e ancora gira attorno al Sole della fantasia che illumina le sue opere tessili.
Eva Bovoli – Ginger Bread House

Eva Bovoli – Ginger Bread House

Eva Bovoli – Ring Original

Eva Bovoli – Ring Original

Eva Bovoli – Ring Original - Detail

Eva Bovoli – Ring Original – Detail

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Eva Bovoli – Trousse

 

Tutte le strade portano a Roma”, questo è un detto che risale al Medioevo, con un doppio significato. Il primo e più evidente è che in quell’epoca le uniche strade della penisola italica ancora in buono stato erano quelle tracciate mille anni prima, quando Roma era la capitale di un vasto impero, il resto erano sentieri e carrarecce dal tracciato incerto.
La seconda chiave di lettura la si deve alla presenza del Papa a Roma, perciò in un epoca durante la quale la religione cattolica aveva l’ultima parola su tutto e tutti, Roma costituiva la cerniera di tutta la politica dinastica continentale, e tutto faceva capo sulle rive del Tevere.
Marta Moran Poza – Todos los caminos llevan s Roma “La Olmeda”

Marta Moran Poza – Todos los caminos llevan s Roma “La Olmeda”

Marta Moran Poza – Todos los caminos llevan s Roma “La Olmeda” - Detail

Marta Moran Poza – Todos los caminos llevan s Roma “La Olmeda” – Detail

Marta Moran Poza vive a Saldaña, una cittadina della nella Comunità autonoma di Castilla y León, e a pochi chilometri da casa sua si trova il sito archeologica della villa romanaLa Olmeda”, i cui resti risalgono al IV secolo. Il sito (coperto) si sviluppa su 4400m2, con ben 1400m2 di mosaici, considerati i più preziosi di tutta la Spagna.
Direi quindi che i percorsi del bloccoVolo d’oche” sullo sfondo crazy simboleggiano appunto quelle strade, magari non più fisicamente presenti ma storicamente incancellabili.

 

Tra le associazioni presenti a Brno, la più famosa è certamente lo Studio Art Quilt Associates, più noto come knitter, che quest’anno ha portato una serie di opere facenti parte del progetto “Minimalism”.
Lo stile minimalista è nato negli USA a metà degli anni ’60, come movimento estetico che si opponeva all’opulenza del consumismo, il quale si riverberava anche nell’arredamento e nelle convenzioni sociali. Il mottoLess is morenaque proprio in quel periodo. La “Minimal Artconsisteva nella riduzione del tutto all’essenza, agli elementi base necessari alla definizione di un dipinto, una stanza, un testo, un gesto.
Connie Rohman – Here and Now

Connie Rohman – Here and Now

Lo so che sembra difficile da comprendere il senso di questo quilt, ma in buona sostanza si tratta di una sorta di Carpe Diem tradotto artisticamente in inglese.
Il senso del minismalismo sta nel inserire il messaggio col mior numero possibile di elementi, e qui le paroleHere and Nowsi nascondono nel pannello, sono intrecciate, sovrapposte, stravolte, ma il concetto è inequivocabile, tutto esiste solamente qui e ora, azioni, pensieri, memories, parole, and we should submit to such instantaneous limitation if we wish to live life fully.
You can die more minimalist than this…
Jill Kerttula – Spring Emerges in the Midwest Fields

Jill Kerttula – Spring Emerges in the Midwest Fields

Jill Kerttula – Spring Emerges in the Midwest Fields - Detail

Jill Kerttula – Spring Emerges in the Midwest Fields – Detail

At first glance it seems like a simple two-tone job, an elementary chromatic exercise, ma, uno, simple is not because it takes a certain skill to create that dense quilting without the quilt losing its flatness and becoming deformed, and two, it takes us to a place that is very distant and in some ways alien to us.
On our continent, a meno che non ci si rechi in mare o in qualche landa remota della Finlandia, è difficile trovare uno spazio dove l’orizzonte è lontanissimo e non spezzato da elementi verticali, un edificio o un albero per esempio.
Il Midwest è diverso, e non di rado si incontrano distese di campi coltivati che si allargano per miglia e miglia senza soluzione di continuità. È probabile che l’artista abbia incontrato questa distesa nevosa in una frizzante giornata primaverile, e che abbia inteso dare l’idea di uno spazio sconfinato e della promessa di una prossima primavera.

La quiltatura orizzontale ha due scopi, sul cielo quello di dare profondità, sul bianco quello di richiamare i solchi della precedenta aratura.

 

Perdonatemi, ma tra tutte le splendide opere della collezione “Minimalism” questa è la mia preferita. Non solamente per la forma inconsueta, ma anche per gli effetti di chiaro-scuro ottenuti mediante una sapiente composizione degli elementi in stoffa denim, e per di più riciclata.
Beth and Trevor Reid – The Voice of Water

Beth and Trevor Reid – The Voice of Water

Questi due artisti vivono nella torrida Australia, perciò l’acqua lì è utilizzata con parsimonia. Quando una costruzione utilizza quel prezioso elemento come parte caratterizzante del design si tratta sicuramente di un edificio di alto valore sociale e architettonico.
In questo caso Beth and Trevor Reid hanno voluto raffigurare lascultura d’acquache si trova di fronte alla sede dell’Alta Corte d’Australia, a Camberra. L’ho cercata in internet, e ho scoperto che si tratta di una sorta di scalinata lunga decine di metri sulla quale l’acqua scende saltando da gradini inclinati, proprio come nel quilt, e le diverse intensità di colore richiamano le trasparenze e i riflessi.

 

Saprete già come la penso sui concorsi, perciò da tempo ho smesso di citare premi e vincitori, non per questo motivo però troverei logico non inserire le immagini di alcune opere che reputo interessanti.
Devo dire in questa edizione del BPM è stato proposto un tema molto originale, sto parlando diZero Waste”, per il quale si richiedeva l’esecuzione di un quilt che utilizzasse materiali di recupero alternativi alla stoffa. Mi è parso subito molto intrigante (e non solo a me…).
Era il 2012 quando a Vicenza ammirai per la prima volta un’opera di Uta Lenk, e poi nel 2019 a Praga rimasi molto colpita dal messaggio (purtroppo ancora attuale) del suo pregevolissimo patchworkMediterranean Blood Count“.
Uta Lenk – Seeing red

Uta Lenk – Seeing red

Uta Lenk – Seeing red - Detail

Uta Lenk – Seeing red – Detail

Per realizzareSeeing RedUta Lenk ha utilizzato solamente degli avanzi, un po’ da tutte le parti, dai suoi lavori precedenti, da scampoli di biancheria, da ricami del progetto Guldusi (Deutsch-Afghanische Initiative) e altro ancora. e infine ha raccolto per mesi i tappi copriago delle siringe per dialisi per comporre quei due percorsi.
La traduzione italiana del titolo èVedo rosso”, e da noi si usa dire cosi quando è impossibile contenere l’ira, quindi in senso figurato si carica come un toro alla corrida. Non so se anche Uta Lenk sia stata ispirata dalla collera, vero è che di questi tempi è difficile restare imperturbabili, perciò si oscilla tra furore e depressione.

 

Le quilter ungheresi del gruppo Modern Movement sono apparse più volte in questo blog, a cominciare dall’artista più nota, namely Eszter Bornemisza. Se date un’occhiata a qualche post precedente e cercate qualcuna di loro potrete rendevi conto dell’alto livello che hanno raggiunto, nonché del loro eclettismo.
Magdolna Acélosné Solymár – The potato net’s new life

Magdolna Acélosné Solymár – The potato net’s new life

Magdolna Acélosné Solymár – The potato net’s new life - Detail

Magdolna Acélosné Solymár – The potato net’s new life – Detail

Lo so che ormai imperano gli shopper in plastica, le confezioni monouso e monoporzione, gli involucri altisonanti di marchi televisivamente imposti, e quasi solamente fuori città si usano ancora le sporte riutilizzabili e simili. Forse anche nel paese di Magdolna Acélosné Solymár resistono le borse in rete per le arance, le patate, i limoni e poco altro.
As it is, lei ha trovato il modo di riutilzzale per ottenere un’opera originale di grande effetto, offendo una nuova vita a degli oggetti che in genere contribuiscono invece a far crescere il volume dell’immondizia da eliminare.
Complimenti.

 

Tra i parametri del concorso c’era quello di utilizzare dei materiali che in genere sono considerati degliscarti”. Dunque, quando vi capita di mangiare una caramella magari è necessario togliere l’involucro esterno, in parole povere si scarta la caramella. Ma contrariamente a quanto si potrebbe intendere letteralmente, non è la caramella loscarto”, bensì quel fazzolettino di carta o di plastica. Nel quilt sottostante quegli originali scarti compongono la cornice esterna e le zone di trencadis.
Stelio Vascotto - La dolce vita

Stelio VascottoLa dolce vita

Stelio Vascotto - La dolce vita - Detail

Stelio VascottoLa dolce vita – Detail

Badate che sarebbe troppo facile restringere il tutto a un collegamento diretto tra l’aggettivo “dolce” e lo zucchero delle caramelle e dei cioccolatini. La faccenda è un tantino più complessa.
Innanzitutto i materiali, sicuramente alternativi. Il top è in Evolon, sul quale è stato dipinta a mano con l’acrilico la locandina di quel famoso film. Per iI batting è stato utilizzato del vello in lana grezza, quello col quale si avvolgono le piante del giardino affinché non gelino in inverno. Anche il backing è in Evolon.
E adesso torniamo al film, che è la vera chiave di lettura di quest’opera. Rimando chi non l’avesse visto alla pagina relativa su Wikipedia. In short words, gran parte della vicenda racconta la vita futile e sregolata della Roma benestante alla fine degli anni ’50, la quale trovava il suo fulcro in Via Veneto. Tutti quei personaggi sono eccessivi, vistosi, sfacciati, effervescenti, luccicanti come gli incarti delle caramelle del quilt, e come questi ultimi sono altrettanto privi di spessore. Anche la quiltatura della cornice, assolutamente casuale, è simbolica. Essa racconta di come la rete di relazioni in quel mondo (nel film sembrerebbe che tutti conoscano tutti) fosse assolutamente futile e priva di uno scopo al di fuori dell’immediata gratificazione personale.
Forse vi starete chiedendo come mai io sia in grado di descrivere con tanta precisione tutti quei dettagli tecnici e significativi. La risposta sta nel fatto che conosco fin troppo bene questo artista (nonché fotografo / webmaster / guide / sherpa / ecc.).

 

Le opere di Hilde van Schaardenburg che fanno parte della serieRadiationhanno una caratteristica in comune, sono state realizzate da lei e sua madre, Ruth Kübler. Si tratta di una felice collaborazione generazionale, contraddistinta da due tecniche molto diverse. Ruth si è occupata della zona centrale, totalmente ricamata, mentre Hilde ha espanso quella zona con dei motivi radiali cha partono dal centro dell’opera. Il risultato è, come potete vedere, impressive, e che suggerisce una sorta di aspirazione morale, ovvero che la bellezza, in quasiasi forma essa sia stata creata, è destinata a irradiarsi oltre i confini del nostro tempo.
Hilde van Schaardenburg – Strahlung 10

Hilde van Schaardenburg – Strahlung 10

Va detto che per Hilde van Schaardenburg questa tipologia di opere è stata una sorta di scommessa, una frattura col suo stile che è caratterizzato da linee curve o motivi appena accennati.
Hilde van Schaardenburg – Berlin Reichstag

Hilde van Schaardenburg – Berlin Reichstag

In questo quilt è rappresentato uno scorcio della spettacolare cupola del Reichstag di Berlino, vista dall’interno. Questo importante edificio ha sofferto negli anni del suo valore simbolico. The first to seriously damage it were the Nazis who set a fire with the aim of calling it a communist conspiracy and suspending all democratic guarantees.. The palace was not restored as it was a vestige of a parliamentary regime that the Nazis repudiated. The bombings of the Second World War did the rest, but not even after 1945 the Reichstag was restored to an acceptable state, as the capital of West Germany was Bonn. Una prima messa in sicurezza del palazzo fu effettuata più di una decina d’anni dopo, ma si dovette attendere la riunificazione delle due Germanie per vederne il restauro completo, compresa la nuova cupola in vetro inaugurata nel 1999.

 

Le quilter olandesi del gruppo Colorminds hanno portato a Brno ben 41 opere, più questo spettacolare banner lungo più di 7 metri realizzato nel 2023 da tutte le artiste in occasione del decimo anniversario di costituzione del loro gruppo. Ecco chi sono le autrici di questo banner (da sinistra):
Suze Termaat
Rita Dijkstra
Ellen Lodder-Veurman
Nienke de Lange
Marjolijn van Wijk
Corinne Zambeek-van Hasselt
Rineke van Zeeburg
Mariëlle Huijsmans
colorminds-xxl-10-year-anniversary-brno

Immagine da: colorminds.nl

Già dall’immagine soprastante appare evidente che nelle loro scelte artistiche il colore è la chiave dominante, come del resto il nome della loro associazione lo sottolinea.
La particolarità è che ogni quilt deve rispondere a un predeterminato accostamento cromatico, per esempio Blu-Rosso-Verde, oppure Rosso-Arancio-Giallo, e la difficoltà sta nel trovare il giusto equilbrio tra colori e forma, impatto e peso, contrasto e accostamento, però possiamo ben dire che i risultati sono stupefacenti.
Suze Termaat - Limited

Suze TermaatLimited

Suze Termaat - Limited - Detail

Suze TermaatLimited – Detail

Suze Termaat ama lavorare con materiali diversi e forme non convenzionali. In quest’opera, lei sottolinea l’intrinseca delicatezza e fragilità di alcuni aspetti della vita, la casualità e l’intreccio, e tutto sommato la loro transitorietà, scavando sotto ai quali si può guardare oltre i nostri limiti.
La composizione cromatica scelta per questo quilt è “Giallo-Verde-Blu”.
Di più immediata interpretazione ma non per questo meno pregevole il motivo proposto da Rineke van Zeeburg, su un quilt che fa parte del gruppo cromaticoRosso-Blu-Giallo”. La raffinatezza dell’accostamento cromatico, combinata con le forme del soggetto principale e la quiltatura che ne suggerisce altre sullo sfondo, rende difficile non soffermarsi di fronte alla bellezza che la natura ci regala anche nelle piccole cose.
Rineke van Zeeburg – Daucus Carota

Rineke van Zeeburg – Daucus Carota

Rineke van Zeeburg – Daucus Carota - Detail

Rineke van Zeeburg – Daucus Carota – Detail

Quelli che vedete rappresentati nel quilt sono i fiori dell’antenata selvatica della ben nota carota arancione. In verità le carote si possono trovare anche in altri colori, viola, gialle, nere, rosse, bianche. Sono tutte commestibili, e variano per il contrenuto di zuccheri, di antiossidanti, di vitamine, eccetera. La carota arancione è stata creata e diffusa dagli olandesi tra il XVI e il XVII secolo in omaggio alla loro casa reale, gli Orange.
A parer mio una delle opere della mostra di Brno che più tendono all’arte pura èReflection”, di Marjolijn van Wijk.
Per la serieMonochromelei ha scelto di utilizzare tante sfumature del blu e dell’azzurro, dal cobalto al pavone, dal polvere al celeste, al fine di far risaltare sia la luce che la profondità delle ombre.
Marjolijn van Wijk - Reflection

Marjolijn van WijkReflection

Marjolijn van Wijk - Reflection - Detail

Marjolijn van WijkReflection – Detail

Anche il processo di creazione di quest’opera denota una padronanza di mezzi artistici che vanno ben oltre ago e filo.
Lei è partita da un suo disegno base realizzato su carta mediante acrilico e collage, che poi è stato riportato su stoffa. Su quella sono stati aggiunti altri dettagli pittorici, e infine la quiltatura ha dato l’ultimo tocco artistico.
Che dire, non so ho provato più ammirazione o più invidia, e vi assicuro anche vedendolo ora su questo monitor, pur essendo la fotografia non totalmente fedele, la mia emozione rimane inalterata.
In questo post ho inserito “solamente” quattro opere del gruppo Colorminds, non perché le altre non fossero degne di nota, tutt’altro, ma per solleticare la vostra curiosità. Altre le potrete trovare nel mio album Flickr, ma io vi invito a visitare la loro pagina web, dove potrete ammirare tutte le loro creazioni con una qualità fotografica che rende loro giustizia. trust.

 

Jana Dohnalová propone una sua tecnica che si chiamaTrapunto dipinto”. Si tratta di ottenere fantastici effetti cromatici e di texture unendo la quiltatura e la pittura. Sapendo che l’arte del dipingere la stoffa non si apprende in quattro e quattr’otto, e che comunque potrebbe sempre presentare delle difficoltà, lei ha immaginato una tecnica che si presenta facile come colorare un libro per ragazzi.
Jana Dohnalová – Crossroads

Jana Dohnalová – Crossroads

Jana Dohnalová – Crossroads - Detail

Jana Dohnalová – Crossroads – Detail. Da: janadohnalova.cz

Come vedete qui sopra, i risultati sono più che apprezzabili, e dimostrano ancora una volta (manco ce ne fosse bisogno…) che la fantasia delle quilter è inesauribile.
Qualora vi interessasse il trapunto dipinto, non avete che da seguire uno dei suoi corsi su internet tramite il suo sito web o andando a Praga, tanto il ceco lo sapete, no?

Passerei dai colori vivaci ai colori appena appena visibili, quasi sottintesi, ma quanto mai suggestivi.
Isabelle Wiesler – Birkenwald

Isabelle Wiesler – Birkenwald

La betulla è uno degli alberi più aggraziati che possiamo trovare nei nostri boschi. Ha un fusto snello ed elegante, con una corteccia bianchissima screziata di nero. I rami sono molto flessibili, e se soffia un pò di vento è uno spettacolo vederli ondeggiare, anche perché questi alberi possono raggiungere i trenta metri d’altezza, e quindi intercettano ogni corrente d’aria di passaggio. Nei boschetti di betulla trovano riparo stormi di piccoli lucherini, i quali accompagnano col loro cinguettio lo stormir di fronde.
Come molti altri artisti, uno per tutti, Gustav Klimt, anche Isabelle Wiesler si è innamorata di un bosco di betulle e ci regala l’atmosfera tranquilla che quello infonde nello spirito.

 


ELG, ovvero Elina Lusis-Grinberga. Daughter of art, questa artista lettone esplora sempre nuove forme espressive, con forme e materiali inconsueti.
Talvolta gioca con le trasparenze e le sovrapposizioni, ma comunque predomina quasi sempre un senso di indeteminatezza, come se ciò che stiamo osservando sia momentaneo e mutevole
Elina Lusis-Grinberga – Bring me sunset in a cup

Elina Lusis-Grinberga – Bring me sunset in a cup

Elina Lusis-Grinberga – Bring me sunset in a cup - Detail

Elina Lusis-Grinberga – Bring me sunset in a cup – Detail

Può capitare che l’ispirazione per un’opera visuale sorga da aspetti che trascendono il senso della vista. In questo caso sono stati la musica e un ricordo ad aver offerto a Elina gli elementi fondamentali per realizzare un quilt. Il ricordo è sicuramente quello di uno struggente tramonto, forse incontrato all’orizzonte di acque più calde (in tutti i sensi) di quelle del Mar Baltico. Sembrerebbe proprio che un Sole abbia ceduto i suoi colori al contenitore sottostante.
La musica invece fa rifermento a una composizione per soprano e violoncello barocco che Anna Veismane, anche lei lettone, ha scritto per le figlie di Elina, e si intitola “Bring me sunset in a cupin quanto le parole sono quelle dell’omonima poesia di Emily Dickinson.
Riporto qui la prima stanza di quell’opera.
Bring me the sunset in a cup,
Reckon the morning’s flagons up
And say how many Dew,
Tell me how far the morning leaps —
Tell me what time the weaver sleeps
Who spun the breadth of blue!
Portami il tramonto in una tazza
conta le anfore del mattino
le gocce di rugiada.
Dimmi fin dove arriva il mattino –
quando dorme colui che tesse
d’azzurro gli spazi.

 

Prendo spunto dalla musica per sottolineare come i miei resoconti delle mostre abbiano spesso l’andamento di un crescendo rossiniano, e le opere che vedrete di seguito non potranno che confermarlo.
Ricordo che nel 2015, dopo dieci anni di assenza dovuti a precedenti delusioni, iniziai di nuovo a frequentare la Val d’Argent, riscoprendo allora la qualità del Carrefour Européen du Patchwork, e tra le opere che mi colpirono così favorevolmente c’erano le farfalle di Béatrice Bueche, per la fattura dell’opera e per l’originalità del soggetto notturno-diurno.
A Brno lei ha portato molti piacevolissimi quilt, dei dipinti tessili delicati e suggestivi, ma i mei gusti bislacchi sono stati attirati dalle sue opere dove predominano il bianco e nero, come del resto già avvenne nel 2015.
Béatrice Bueche – Contrasts

Béatrice Bueche – Contrasts

Béatrice Bueche – Contrasts - Detail

Béatrice Bueche – Contrasts – Detail

I had never in my life seen a contrast agree so well! It is true that to imagine an almost monochromatic composition with that red Sun which almost seems to shout out its impossibility of giving color and life to the landscape requires an uncommon artistic eye.
Along the same lines here is this pair of zebras on a background whose colors escape the usual cliché Africa – savannah – caldo. In some ways it could be a nocturnal landscape, una notte di luna piena con gli animali che vengono destati all’improvviso da un segnale allarmante.
Béatrice Bueche – Zebra

Béatrice Bueche – Zebra

Béatrice Bueche – Zebra - Detail

Béatrice Bueche – Zebra – Detail

Vedete come l’intreccio di bianco e nero quasi vi confonda la vista? Ebbene, si tratta proprio di una forma di difesa contro i predatori. La maggioranza dei mammiferi preferisce mimetizzarsi, prendere i colori dell’ambiente dove vivono, invece le zebre non si nascondono, anzi il loro manto è riconoscibile anche a grande distanza, però quando sono tutte assieme in branco il predatore vede una foresta di righe bianche e nere nella quale non riesce a distinguere bene dov’è una testa e dov’è una coda, quante zampe ci sono e di chi, perciò si trova indifficoltà.

 

C’è chi lavora di getto, quasi a braccio, e c’è invece chicostruisceun’opera d’arte seguendo (o inseguendo) un’idea progettuale ben precisa, stabilendo delle personalissime regole, scoprendo o inventando i medium necessari per giungere al traguardo di una composizione perfetta. Questo è il caso di Martina Hilgert-Vervoort, la quale ha curato fin nel minimo dettaglio l’esecuzione di questo patchwork.
Martina Hilgert-Vervoort – Reflections XIII

Martina Hilgert-Vervoort – Reflections XIII

Martina Hilgert-Vervoort – Reflections XIII - Detail

Martina Hilgert-Vervoort – Reflections XIII – Detail

She, tanto per cominciare bene, si occupa della tintura delle stoffe, avendo già ben chiaro in mente quale sarà l’effetto cromatico che vuole ottenere. Qui ha utilizzato delle striscioline per suddividere ulteriormente le zone di colore diverso, quasi a volerle trattenere al loro posto. Le simmetrie sono molteplici, quella volumetrica per incominciare. Se ci fate caso, noterete come la larghezza delle zone a tinta unita equivalga a quelle quadrettate. Anche i colori si ripropongono con una certa simmetria, riproponendo la stessa tinta sia per il filo da quiltatura e sia per la stoffa di base. Osservate i colori l’ultima fascia verticale a sinistra, sono più freddi, quasi spenti rispetto all’equivalente fascia centrale. Questo avviene quando un’immagine trova il suo riflesso in un specchio d’acqua, e in effetti tutto il disegno sembra percorso da un’increspatura che gli regala una meravigliosa irregolarità.
Credetemi, non mi stancherei mai di guardarlo.

 

Ci sarebbero altre opere da mostrare, e fin d’ora chiedo scusa alle artiste che non ho citato; se avessi voluto essere esaustiva questo post sarebbe stato lungo il triplo, e uscirebbe sul blog verso Natale o giù di lì. Inoltre mi dichiaro colpevole anche per aver fatto prevalere talvolta i mei gusti personali e pertanto mi affido alla clemenza della corte.
A mia parziale difesa vi ricordo che sul mio spazio Flickr sono presenti altre immagini che non ho riportato qui, e inoltre, come dico sempre, tutto questo fotografare, riportare, descrivere, commentare serve solamente per invitarvi a visitare le mostre di persona, perché c’è molto di più di quanto io riesca a registrare. Confido inoltre che quanto si trova sul blog possa costituire una sorta di scoperta per chi il patchwork non lo conosce, oppure lo considera alla stregua di un ornamentale hobby femminile. Vedete bene che c’è molto di più in un pannello elaborato con pazienza e gusto, ci sono l’aspirazione artistica, l’estro creativo, la storia personale, la cultura, la tradizione, la sperimentazione, l’idea di un futuro che non considera la bellezza una qualità inutile perché non monetizzabile.
Posso confermarvi che la mostra di Brno del 2024 ha rappresentato tutto questo, e lo ha fatto in misura e maniera superlative. Vi basti pensare che, sulla base delle nostre esperienze passate, avevamo preventivato di passare lì l’intera mattinata, mentre invece siamo entrati poco dopo l’apertura e al pomeriggio c’hanno quasi dovuto cacciare via perché chiudevano, il che la dice lunga circa l’interesse che abbiamo provato.
Come già scritto all’inizio di questo articolo, dopo la mostra ci siamo presi qualche giornata per girare attorno a Brno, to visit a piece of Moravia, just a taste, and I can tell you that it looks promising.
Tourism still quite rare, and many characteristic aspects maintain their original cultural and historical identity. Here are some snippets, while other images can be found in postNot just Brno”.
P1150032

Kromeriz – Gardens

P1150012

Pernstein – Castello

P1060466

Olomouc – archbishop's palace

On the other hand I must say that despite arriving there in late spring (even if the weather said otherwise…) we found some monuments that cannot yet be visited, poiché pare che la stagioneturisticaparta da Maggio in poi.
Mi chiedo se non sarebbe il caso di spostare di qualche settimana il BPM, per offrire a chi arriva a Brno per la mostra l’opportunità di visitare la Moravia, e magari in termini numerici se ne avvanteggerebbe di riflesso pure l’esposizione di Brno.

P1060456

Ragionateci sopra….
Come per i reportage of the past, eccovi un breve filmato del BPM, giusto una veloce carrellata, più alcuni momenti del nostro viaggio in Moravia.
Enjoy!

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