Festival of Quilts – Birmingham 2014

Mi ricordo, sì, io mi ricordo.

Ma cosa mi ricordo? E perché ho iniziato questo post con delle considerazioni di carattere personale quando invece dovrei illustrarvi quanto ho visto alla mostra? La risposta è molto semplice: perché non posso farne a meno. La scintilla che ha riattizzato le braci che sembravano sepolte sotto la cenere degli anni è stato un’opera intitolata “Wish you were here” di Angela Madden. Questo quilt è stato un salto indietro fino al 2002, Quilt Expo di Barcelona, la prima mostra internazionale che ebbi la fortuna di visitare.

Mi ricordo, sì, io mi ricordo. Fu uno shock. Prima di allora certi lavori li avevo visti solamente in fotografia su qualche rara rivista, ma vedere una tale messe di opere, dal vero, da vicino, fu una sensazione indescrivibile, fate voi uno sforzo di fantasia per mettervi nei miei panni di allora. Finalmente potevo osservare le tecniche, i punti, i trucchi, gli effetti, e anche i difetti di quilt che per quel che mi riguardava, sembravano provenire da un altro pianeta. Per qualche strano meccanismo psicologico, invece di cadere in depressione dopo aver realizzato quanto scarse fossero all’epoca le mie abilità, provai un inaspettato (per me) impulso di emulazione, pur avendo coscienza che mai avrei raggiunto tali livelli. Passarono gli anni e ne passò di stoffa sotto le mie dita, arrivò anche l’estate del 2008, e con lei la mia prima visita a “The Festival of Quilts” di Birmingham. Mi ricordo, sì, io mi ricordo. Una bella esperienza, nonostante Birmingham. Arrivavo da un’estate di 32 gradi solari per scendere in un’autunno di pioggia sferzante e irridente. Del cibo poi meglio non parlarne, o era introvabile o era poco invitante. Però la mostra…. wow! Una sola parola per definirla: sconfinata. Infatti sembrava non avere confini dimensionali, ma anche quelli qualitativi erano assai labili. Quando si pensava di aver visto il lavoro migliore della mostra, si girava l’angolo e se ne scopriva un’altro ancor più bello. Non a caso proprio all’ultimo, mezz’ora prima della chiusura, scoprii colei che a tutt’oggi è una delle mie artiste preferite: Irina Voronina. Turning to the intricacies of the show came back forcefully to the surface a sense of inadequacy, a realistic view of my limitations, and I never thought at the time that only three years later on those dark paneling was also exposed one of my quilt. Also this year I did not want to miss this event, anche se there would no longer have the excitement and fear of confrontation that made me exciting beyond measure that edition of the 2011. At this point I would say that is the case, to tell you something Edition 2014 del Festival of Quilts.
Duty first and then the pleasure, in the sense that for the sake of information first show you the jobs that have been awarded, and only then those that struck me particularly, in buona sostanza quelli che mi sono piaciuti particolarmente, anche più di quelli che hanno vinto. Pur non possedendo titoli accademici in campo artistico e nemmeno un diploma di quilter di lungo corso, non ho potuto fare a meno di provare delle perplessità nei riguardi di alcune scelte della giuria. Fosse solamente una mia opinione, pazienza, si sa che i miei gusti non sempre rispettano i canoni, ma ho avuto modo di constatare che pure altre quilter non hanno condiviso alcune scelte estetiche della giuria. Un esempio per tutti: un quilt tradizionale non dovrebbe solamente trasporre dei motivi tradizionali, ma dovrebbe essere realizzato con tecniche tradizionali, e tra queste non mi sembra che si possa annoverare la quiltatura a macchina (magari long-arm) con fili in rayon e poliestere. E quando si parla del diavolo… ecco che spunta la coda.
Primo premio della categoria Traditional Quilts
The Good Life” di Philippa Naylor

Questa grande opera è stata giudicata la “perfezione personificata”, per l’armonia dei singoli elementi, per la cura del dettaglio, per la dinamica del risultato finale, e quiltato in maniera superba, tecnica per la quale del resto Philippa Naylor è già famosa (però a macchina).

Dal molto grande al molto piccolo, cioè ai quilt in miniatura, veri gioielli di pazienza e abilità.

Primo premio della categoria Miniature QuiltsA Hundred Acres” di Roberta Le Poidevin

Di grande fascino l’effetto pittorico di questo quilt, par di osservare da una piccola finestra un orizzonte lontanissimo, e un cielo plumbeo che sta per lasciar cadere su un terreno già zuppo tutta la pioggia che a stento trattiene.

Domani vedremo, sicuramente. Ma cosa vedremo? Date un po’ un’occhiata a cosa si è capaci di fare in giovanissima età. Certo che non basta solamente l’entusiasmo, non basta la fantasia, ci vuole anche una guida attenta, ma qui emerge anche l’estro artistico, il desiderio di comunicare con mezzi che cercano di superare i comprensibili limiti anagrafici.

Primo premio della categoria Young Quilter / Young Embroiderer dai 5 agli 8 anni “Lek og Moro” di Anine Stener

Altre immagini di opere che hanno vinto nella categoria Young Quilter per le fascie di età superiori le potete trovare sul mio album of Flickr, e sono Danai-Rae Matthews, Millie Ayers, ‘De Klimtoren’ Lommel, Rebecca Palmer Originals Sewing Group.
E già che stiamo parlando di principianti, non posso non osservare che molte opere nella categoria “My First Quilt” They should give pause to those who are supposed to be proficient only because they are years that dabbles with patchwork.

Primo premio della categoria My First QuiltMy Pride and Joy“di Jill Johnston

The Quilters’ Guild is English Association, indeed their state of the British Isles, that takes care to preserve the heritage of the old quilt (on display in the Museum of York) and promotes, thanks to 18 regional committees, il patchwork through courses and local exhibitions, with a focus on the discovery and growth of new talent. Also this year a category of competitions was reserved for their works.

Primo premio della categoria The Quilters’ Guild ChallengeTulip Time” di Yvonne Brown

Unfortunately my photography can not make the gloss effects and translucent silk (dyed and hand-painted) used for this delicate work. I never tire of repeating that to appreciate a quilt bisogna osservarlo con i propri occhi, e non attraverso il freddo sensore di una macchina fotografica.

Come ho già detto più volte, i lavori di gruppo mi stupiscono sempre, e non per qualche particolare aspetto estetico, ma proprio per la loro peculiarità, quella cioè di essere il risultato di una fattiva collaborazione. A causa di cocenti disillusioni e, lo ammetto, di punti di vista spesso inconciliabili, alla parola “gruppo” associo sempre il concetto “baruffa”, e perciò ogni opera a più mani ben riuscita ha, per me, probabilmente solo per me, del miracoloso.

Primo premio della categoria Group QuiltBeach Huts” di Tanglewood Textiles

Mi è già capitato di notare che i lavori di gruppo delle quilter inglesi sono spesso allegri, se non addirittura umoristici, il che non può fare altro che bene, aiuta lo spirito e, fatto non secondario, evita di prendersi troppo sul serio.

Procediamo con ordine, il mio “ordine”, ovvero di palo in frasca, e andiamo sul difficile. Il patchwork da qualche decennio ha smesso di essere un semplice (per modo di dire) assieme di pezze, ma si è aperto a nuove tecniche espressive, nuovi materiali, nuove strutture. Non tutti i sentieri che sono stati imboccati hanno portato a una vetta, ma se oggi possiamo ammirare certe opere che possono a buon titolo essere definite “arte” lo dobbiamo al coraggio di chi, come s’usa dire, ha lasciato la strada vecchia per la nuova.

Primo premio per la categoria Contemporary QuiltsEloquence and Integrity” di Ruth Parker

Non chiedetemi di un’interpretazione per quest’opera, che tra l’altro è double face, però va detto che l’effetto è notevole, pur non cercandolo affatto, anzi quasi nascondendosi dietro a colori mai accesi, un understatement cromatico e compositivo di grande pregio.

Discorso simile per un’altra categoria difficile, la Art Quilts. Tutto sta nel capirsi: cos’è arte e che cos’è un quilt? Se per l’arte il discorso sarebbe estremamente lungo, avendo questa dei confini mutevoli che dipendono dalla sensibilità personale e da quella generale dell’epoca, per il quilt mi sento di affermare che certe caratteristiche dovrebbero essere mantenute, ovviamente con le evoluzioni del caso. Pur volendo sfuggire alla tradizionale definizione che possiamo trovare su qualsiasi dizionario anglosassone “A bed cover with stitched designs that is made of two layers of cloth filled with wool, cotton, or soft feather” e cioè un copriletto con disegni cuciti (trapuntati) and it composed of two layers padded with cotton wool or soft feathers, I believe that the presence of these three essential elements should be maintained, albeit in their variants that the inspiration of the artist strives to flush. I have deliberately used the word “do one's best”, precisely to emphasize the hard work and care for the practical implementation of an abstract idea, ingenuity precisely, aspect that should never be underestimated in favor of exclusive “genius”, pure creativity. In the words of well T.A. Edison, for the success of an idea it takes inspiration, but for the 99% it is sweating, that hard work. Too often it happened to notice that are defined “quilt” albeit highly valuable works that betray a technical carelessly, per me, always only for me, unforgivable.

Primo premio della categoria Art Quilts Sunrise, Moonrise” di Mercè González (Desedamas)

In quest’opera realizzata con più strati sovrapposti di pregiata organza di seta dipinta a mano, l’artista ha voluto rappresentare la luce solare e quella lunare, contrapposte ma anche complementari. Si tratta di un lavoro di notevole impatto estetico ma, non so voi, a me è difficile definirlo un quilt, mancando la benché minima traccia di un’imbottitura intermedia e di una quiltatura degna di questo nome. Gusti personali a parte, per quest’opera di grandi aspirazioni espressive troverei più adeguata la definizione di arte tessile.
Quando si lavora in coppia può capitare di avere gusti affini e andare d’amore e d’accordo oppure, al contario, di pensarla in maniera diametralmente opposta e litigare furiosamente. Non pensate che i risultati della prima condizione siano superiori alla seconda, anzi capita talvolta che dai contrasti nascano delle miscele tanto sorprendenti quanto riuscite. Se poi si è pure parenti tutto si complica, e si risolve, come nel patchwork.
Primo premio della categoria Two Person QuiltsDear Mrs Morcom” di Mark Mann & Bridget Mann

E dato che c’è il 3D al cinema, poteva mancare qualcosa di simile anche nel patchwork? Ovviamente no, ed ecco la categoria Quilt Creations, dove ci si può sbizzarrire con la fantasia per creare oggetti “patchwork” di stoffa o rivestiti di stoffa.

Primo premio della categoria Quilt Creations Clock di Kate Crossley

La categoria che permette di dare all’artista il meglio di sé è quella dei Pictorial Quilts, sempre di grande impatto sul pubblico. Non si pensi che sia facile realizzare un’opera di questo genere, infatti può capitare di scivolare nello stucchevole o mancare di originalità ricalcando sentieri già ampiamente battuti. Si tratta di dipingere con la stoffa ma, come per la pittura non bastano colori e pennelli per realizzare un bel quadro, qui non basta un bel soggetto o la minuzia dei dettagli per ottenere un risultato eccellente, bisogna veramente possedere un estro fuori dal comune e una tecnica in grado di darne una visibile dimostrazione.

Primo premio della categoria Pictorial QuiltsPoor and Rich” di Janneke de Vries-Bodzinga

Non è la prima volta che quest’artista viene premiata, e non solamente a Birmingham. Pur mantendosi fedele al suo tema preferito, ovvero l’Africa e la sua gente, Janneke de Vries-Bodzinga riesce a stupire per l’originalità delle sue composizioni, sempre di grande respiro spaziale. Altri immagini delle sue opere le potete trovare su questo blog nei post che riguardano le edizioni precedenti del festival.
Con ciò suppongo di aver adempiuto ai miei obblighi, e quindi di poter iniziare l’illustrazione delle altre opere che, secondo il mio opinabile giudizio, valevano la fatica di arrivare nelle Midlands, dopo aver passato un’esperienza di viaggio irripetibile, nel senso che non vorrei ripeterla mai più. Quest’anno infatti, invece di partire direttamente da un aeroporto di casa, colsi l’occasione di un’escursione in Boemia per una visita a siti che agli inizi di Aprile sono ancora chiusi. Tutto ok a Český Krumlov e a Praga, e anzi pareva che, contrariamente alla nuvola di Fantozzi, we were harassed by a unique glimpse of the serene That guaranteed us the only good weather area across Central Europe (and even the news from home telling of a bad time). Troubles, if we can call them, avvenirono when leaving Prague to Nottingham. Air travelers know well that you have to show up at check-in at least 40 minutes before closing time gate, November's, for security, We arrived at the airport an hour and a half before. Massimo was our despair when, joined the two banks of the check-in, We found a row of more than a hundred starters. Pazienza, so there is time. Però, in patience patience, The line moved very slow and meanwhile time passed. Finally, after nearly an hour we managed to overcome that first hurdle. Then came the turn of the document control, other row, with the complication of families with children for each of which was necessary to verify the identity, both documentary way that asking the child if his mother was the one who held him in her arms. Our turn came we discovered that for the Italian identity card there is a whole procedure, a set of data to record and verify them in a database. The agent asked why they did not have a passport I replied that I did not want to spend well one hundred and twenty euros for a document that I would be useless in Europe (and that they only twenty-eight euros coast). Another half hour lost and the last flight call. also overcome the obstacle documents we had to do the slalom tra persone con trolley al seguito per giungere senza più fiato al controllo di sicurezza presso al gate (lontanissimo, si capisce). Documenti, svuotamento tasche, svuotamento zaino e tutto il resto, per riuscire finalmente a salire sul nostro aereo, lasciandoci cadere di peso sui primi posti trovati liberi (infischiandocene di qualsiasi eventuale prenotazione). Risultato: non fummo nemmeno gli ultimi a salire, e l’aereo lasciò Praga con più di mezz’ora di ritardo sull’orario previsto. Quindi, proponimento, la prossima volta vado in treno fino a Calais, attraverso la Manica alla vecchia maniera, e poi via in treno fino a Brum. C’è sicuramente chi mi potrebbe chiedere “ma chi te l’ha fatto a fare”, e per costoro io non ho una risposta sensata, but that which I am going there to seek inspiration and stimuli that at home I can not find. Actually there would also be another reason, but I do not anticipate anything.
Let me start with a work that should have received more attention. Si tratta di “Swinging Amsterdam” made by Rita Dijkstra-Hesselink. It will be for the atmosphere of that city piaque me very much, it will be because I love the places inaccessible to cars, It will be for the original idea to reverse reflection and reality, it will be because I go to the genius representations out of the ordinary, will perhaps for all those other feelings that I can not describe, but I like to boast this work under the title “my Favourite”.

Da una visione quasi onirica di Amsterdam a una più realistica, ma non per questo meno interessante, di Köln (Colonia). A Greta Fitchett è capitato di osservare il Duomo di Colonia, forse scorgendolo dalla stazione ferroviaria riflesso su un una grande vetrata di un palazzo della Breslauer Platz, e lei non ha perso l’occasione di fissare su stoffa questo particolare punto di vista – “Cologne Cathedral Reflection”.

Sembra un incendio, ma il fuoco è molto lontano. Infatti a incendiare la città è la luce del Sole, ancora basso sull’orizzonte, che si riflette sulle finestre dei palazzi all’alba. “Awakening” appunto, di Prue Wheal.

Come non mi stancherò mai di far osservare, trovo che sia troppo facile realizzare un bel patchwork comprando del batik o altre stoffe di qualità. Ben has other value work composed of common fabrics, improbable or, as usual, retrieved wherever it happens, maybe even used. The underlying work is a perfect example of recycling, and the demonstration that with a little’ an eye you can achieve anything, Also this rustic typical landscape of Essex and Suffolk, “Town and Country“, for which Sylvia Paul It used the leftovers of silk weaving mill of Sudbury. I like it!

This exotic landscape. Exotic? Certo, maybe not for you, but for Abeer Al-Khammash that comes from Saudi Arabia a snowfall is an alien event, remote, almost unreal. I have no idea whether it is the memory of an experience or are listening to a striking image, the result is still considerable, come pure è apprezzabile l’utilizzo di materiali inusuali (forse guttaperca?) – “Snowing“.
Se il quilt precedente ci ha fatto già precipitare nel gelido inverno, cerchiamo di un po’ di risollevarci il morale con qualche momento più confortevole. Le quattro stagioni sono un motivo ricorrente nel patchwork, e qui possiamo vedere due interpretazioni completamente diverse di questo soggetto. La prima è di Cauldron, un gruppo di quattro quilter inglesi, le quali hanno interpretato lo stesso disegno ma visto in quattro differenti momenti dell’anno. – “Four Seasons“.
Questa è invece l’interpretazione delle quattro stagioni che ne dà Christine Heath. Suppongo che lei, più che descriverle, abbia cercato di spremerne le sensazioni che trasmettono, una rappresentazione informale, pur restando in uno schema predefinito, ripetitivo, just like the time, always the same and always different. “Four Seasons.
Hard to decide whether this work of Heater Pratt either a dream or an ideal image. We are accustomed to regard the plants as a real estate entities, existence slow and lackluster, and precisely we define a state of activity almost nothing with the verb “vegetare”. Instead it seems the trees are like people, with their personalities, and how the people rejoice and suffer, with the difference compared to us they laugh and cry in silence. Then this tree is special, stiff branches are transformed into soft braids or willowy tentacles, and leaves in the hearts; the roots do not sink more into the dark underground, but floating free in the water, and even the latter changes, by instrumental vector of nutrient salts, to house and support a continuous shaft become. – “Trees are People Too“.

Rumi was a great thirteenth century Persian poet (other information can be found qui), and to Sandra Newton, listening to the birds singing in the branches of a tree near his home, it occurred to one of the famous verses of this poet: “Sing like birds sing without worrying about who listens to and what do you think“. Perhaps the same thought touches us even when one imagines and then creates a patchwork, with the firm decision to expose infischiandose (giustamente) who will look at it and what to think. approve of, I share and endorse. – “Songburst“.

Olwen Shears He would like the leaves of a bush his great, instead of the usual birds, trovasse stabile dimora un gruppo di pappagallini gialli. Magari, ma lei non lo dice (o forse ancora non lo sa), preferirebbe che fosse quel cespuglio con lei al seguito a spostarsi a casa dei pappagallini, in terre e climi ben diversi dalle Isole Britanniche – “Tweet“.
Through the Window…“, attraverso la finestra Janet McCallum vede questo pezzetto di prato, uno scorcio d’estate per un’estate che quest’anno non s’è fatta vedere. Accontentiamoci allora della fantasia e della memoria, magari con l’aiuto di queste margherite che sembrano uscire dal quadro.
Mi ricordo, sì, io mi ricordo, circa dieci anni fa, una primavera fantastica in Olanda. Ero lì per l’esposizione internazionale a Den Haag (L’Aia), e presi alloggio in un caratteristico Bed & Breakfast di Haarlem, una splendida cittadina. Oltre alla mostra, superb just as I expected, I remember visiting Amsterdam, museums, channels, Bikes, and the whole atmosphere, only. Even the train transfers were not far behind, given that by the window paraded flowery fields of all colors, un patchwork unexpected plant. Ma, as I suppose it was for Ethelda Ellis, what struck me most were the Keukenhof Gardens, and we were in May, just the perfect season. Never seen a show like! Ringrazio Ethelda Ellis for having re-emerge the memory of a spring at Keukenhof – “Spring at Keukenhof“, appunto.
Three million inhabitants and passes, This is the current population of Jeddah (Gedda). It is therefore of a metropolis, modern, turreted with skyscrapers and harbor cranes, maybe even too much if Elham Alsabban ha pensato bene di fuggire nella città vecchia per riportarci l’atmosfera di quella che per secoli fu la “città della spiaggia”. – “Old Jeddah“.
Eszter Bornemisza non ha bisogno di presentazioni. Le sue opere sfuggono a qualsiasi definizione, e ciò secondo me è un valore aggiunto. Per quel poco che ne capisco d’arte, non mi sembra lei si ispiri a uno stile pittorico contemporaneo, ma che anzi cerchi di lasciar trapelare le sue sensazioni per mezzo di contaminazioni e assemblaggi fuori dal comune, senza apparire mai né autoreferenziale e né approssimativa. Sotto questa rete di stoffa ha creato una città con semplici frammenti di quotidiani e qualche decorazione astratta. – “Urban Fragments“.
Urban Fragments” – Dettaglio
C’è di tutto in questo libro patchwork realizzato dalle dodici quilter dell’associazione Better Together. Si sa che, a meno che non lo si faccia di mestiere, ogni quilt è un’avventura speciale, talvolta ardua ed estenuante, sempre irrinunciabile, e che solamente chi è vittima di una particolare vena di pazzia la può trovare anche divertente. Allora evviva le “Crazy Adventures“.
Crazy Adventures
Una cascata di triangoli multicolori di Janine Visser, un lavoro non solamente artistico ma anche un’originale composizione che è indice di buone competenze tecniche anche al di fuori del patchwork - “Triangle Trail“.
Non si sono fatte mancare niente Irene Harris e Susan Campbell per il loro “Beyond the Garden Wall“, nemmeno il tempo per curare i graziosi dettagli. Al di là del muro del giardino c’è tutto il mondo, e la bimba è incerta, curiosa e timorosa allo stesso tempo. Fin troppo piacevoli questi accostamenti cromatici e il soggetto che rimanda all’età dell’innocenza. Chissa se hanno mai visto il film “Oltre il giardino”…
Beyond the Garden Wall” – Dettaglio
Questo lavoro intitolato “Fish at Sea” potrebbe a prima vista apparire banale, invece nasconde molti segreti. Innanzitutto Pam Stanier e Quilters’ Trading Post hanno creato il disegno dei pesci nel mare utilizzando un blocco geometrico che già da solo farebbe la sua bella figura, e poi hanno scelto sfumature di blu e di rosso, colori che è sempre difficile accordare. Ciò che inoltre è raro, e perciò anche prezioso, è il materiale usato: la stoffa Shwe Shwe (ma dove l’hanno scovata in Inghilterra?). Questo tipo particolare tipo di cotone arriva dal Sudafrica, although it has its origins in ancient India. At first it was only the color indigo, and even today in other colors, with original patterns printed. There are few South African companies that produce this fabric, used mainly by women xhosa for their colorful traditional clothes. Once the Shwe Shwe It was heavily starched, a treatment is essential because the precious material had to resist to long journeys by sea from India to the ports of destination. Even today it happens that with time and use this cotton becomes increasingly soft, and its only flaw (or value according to taste) It is to lose color during washing, come il denim the rest, I like even more so when he is a little’ smelts.
Marie-Josephe Veteau There masterfully refer to the times of patchwork traditional, I would say almost legendary, based on a pattern of the best known, il Log Cabin. And I would say that it could not be otherwise since she comes from the home of patchwork European, dell'Alto Reno area, just south of the equally legendary Val’ Silver – “Advanced Log Cabin
The underlying work is dedicated to those who use cut a beautiful piece of batik, There is above scribbles, perhaps inspired by some painting style that has had its day, It combines the lightweight padding and a backing of cotton, surrounds that kind of Rorschach inkblots with a quick quilting machine, and then he supposed to have done a good job. Five years of work it took to Alison Garrett why his “A Slow Quilt“, really crazy, il patchwork and she also, madness made of silk and velvet samples, entirely embroidered by hand. Looking at the various blocks can imagine the days, i mesi, seasons, and the events that occurred in this discrete period of time. There was still a lot of this wonderful madness in the world!
Here now some Quilt miniature, masterpieces of about twenty centimeters us. I was wondering who could never come to mind to achieve these bouquet wedding when… ah, ecco… now I get it, is a Japanese! (even if he lives in the United States). Kumiko Frydl His door is always some little jewel in Birmingham, and this leaves you speechless. – “Bridal Bouquets“.
Shoes, shoes, and even shoes. A Sarah Jane Dixon undoubtedly like shoes. I do not know if you remember the Selfridges department store in London, in Oxford Street, but there, ammirando la nuova collezione di Vivenne Westwood, probabilmente lei è stata fulminata sulla strada di Damasco e ha trovato l’ispirazione per questa sua opera. – “A Girl Can’t Have Too Many Shoes“.
Quando in inverno il vento soffia feroce da nord-est, dal Mar d’Irlanda, la costa è flagellata dalle raffiche e dalle mareggiate. Sandra Goldsbrough ha cercato di far trasparire il gelo e la desolazione di quelle giornate invernali, un’immagine ben diversa da quella stereotipata della verde Irlanda che abbiamo in mente. – “Whenever a North East Wind Blows II“.
Il tema del concorso organizzato da EQA per il 2014 si intitola “Seasonal Garden“, ovvero le stagioni del giardino o qualcosa del genere. Sono dei piccoli lavori di trenta centimetri per lato mediante i quali ogni artista si esprime come meglio crede, sia come tecnica che come interpretazione del tema. Questo è il pannello realizzato dalle quilter italiane.
Un dettaglio
Questi invece sono i quilt che provengono dalla Spagna.
Un dettaglio

Ce ne sono altri da vedere sulla mia pagina Flickr dedicata questa edizione del Festival of Quilts.

I giriama sono un popolo che vive sulle coste del Kenya. In quei posti è cresciuta Hauda Ahmed, e si può ben crederle quando afferma di provare nostalgia, soprattutto per le celebrazioni festose dei matrimoni (e anche dei funerali). Per questo quilt, oltre alla stoffa ha utilizzato piccole perle, filati, piume, juta hessan, e bozzoli di seta! – “Giriama Village“.
Dal caldo africano al freddo della Sierra Nevada. Come spesso capita, after the first few days of mild spring can get a shot of winter tail, last frost which must withstand all those plants that have the sin of excessive optimism. Their courage and their strength is based solely on the hope that the cold steps soon, the hope for a brighter future bleak, because tomorrow is always another day. – Barbara Lynn Tubbe – “Hope
this work of Paloma Vives It is the practical demonstration that not all evil comes to harm. After printing a photograph of a horse he realized that some printer ink cartridges were exhausted, since the resulting image was coming off in many shades of blue. From that imperfect printing is born this nice quilt who reminds her sea. – “Reflecting the Mediterranean“.
In a famous painting by ligabue, “tiger head”, It was inspired Laura Cera for this quilt that does not pass unnoticed for sure. Of course it must have been hard to find fabrics that can make the bright colors used by the great painter naive. – “Tiger’s Head“.
Who has never been to North, very north, He may have no idea of ​​how low and gloomy both the sky. Not to believe too to brochure Travel agency, those photographs as the sun illuminates a landscape and clear the skies of mackerel clouds, It is almost never the case, even in summer. Yet the sun is, sempre, day and never stop pressing on the clouds to get, maybe weak and tired, to its people, and for this reason the inhabitants of the North deep are grateful, although rarely they have the opportunity to see him. - Marja Matiisen – “Sun-A-Round.
Badate, for this work Marlene Cohen He has not used the technique “confetti”, It would be too easy. Have their own fabric leaves those she used to dial the patchwork Autumn“. I know that, always along these lines, she has realized another titled “Spring”. Assuming that he wanted to complete a year, it would be interesting to find its representation of “Winter”.
Kilometers of wire must be served Lea McComas per “paint” this glimpse of life of two Turkish boys. Tens of thousands of kilometers separate from that world, as well as from that culture, yet she has managed to capture the spirit of two young people who are busy to help the family, which unfortunately I have become an endangered species in our country. -“Turkish Bread Boys“.
Everyone lives waiting in its own way, and in these banner di Irma Markus Gouda Yes they can, More than sense, imagine the differences in behavior. Interesting overlapping entities that deliberately ignores the prospect, crushing it like it was used a powerful telephoto lens with a very small focus range, backlit, sfocando e “burning” in this way the second floor. – “Waiting for the Parade“.
The organization knitter It organized a gallery entitled “People and Portraits”, devoted to human emotion expressed by the face, from the body, action and interaction. The works on display were about twenty, and this di Yoshiko Kurihara It was one of the most original. – “A Winter Story“.
I wonder why the Scottish Sheena Norquay He has thought of a traffic jam or at a standstill for this work. Made with fabric samples and Satin, It does not give the impression of overcrowding, nor of a creative block, tutt’altro. – “Gridlocked.
Kausar Sweet He has combined patchwork with L’origami, using only cotton denim indaco, ooportunamente discolored. The traditional Somerset Star block has lent itself very well to this experiment. It has paid off. – “Indigo Stars“.
A bright tomorrow for Kazue Iwahashi, a shining today for this work, and a series of endless yesterday to realize it so well, with all those appliqué inspired by a lavender field, obviously handsewn. Bella anche la scelta di utilizzare una stoffa con una sfumatura chiara al centro, come l’inizio di un’alba che sorge all’orizzone – “The Brightness – Towards Tomorrow“.
Già nel 1615 a Dungeness Point, sulla costa meridionale del Kent, venne installata una rudimentale una segnalazione luminosa. A causa dell’avanzamento della costa verso il mare il faro dovette essere abbattuto e ricostruito più volte, l’ultima volta nel 1961. Jane Rogers si rammarica della soppressione dei vecchi fari in favore delle nuove tecnologie, perciò ha voluto dedicare questo suo patchwork al faro di Dungeness e a tutti i fari che purtroppo non fendono più il buio con il loro messaggio luminoso – “Lenses and Light“.
“Blue As The Turquoise Night of Neyshabur” è la composizione musicale che ha dato il “la” a Pia Puonti per questa sua opera, il blu appunto, ma anche il turchese, quello delle pietre preziose, le turchesi persiane appunto, che si estraggono da quelle parti – “Neyshabur“.
Si potrebbe dire “dulcis in fundo“, ma purtroppo non si può dire, perché dopo tante meraviglie ora tocca a un lavoro che di sicuro non è all’altezza di quelli precedenti. Però, dopo tanta fatica, per andare, per fotografare, per commentare, un piccolo premio me lo merito, e allora mi permetto inserire ciò che ho voluto esporre di mio al concorso, ovviamente con speranze di un riconoscimento pari a zero (se non sottozero). Però già il fatto che tante persone lo abbiano visto, lo abbiano fotografato, e persino postato in rete, è per me motivo di grande soddisfazione. Che ci volete fare, per quanto mi sforzi, la vanità è sempre in agguato. It is the exact replica of an ancient mosaic present in the Basilica of Aquileia, and when I say exact I mean that the mosaic was photographed and measured in order to respect the proportions, i colori, the size and position of each individual tile. If you do not believe, andate e vedete.
Ecco, This is proof that I was there. ciaooooo
Puff, puff, we finally arrived near the end of this tour de force. Two things still, the first is that the images of all the works of quilter Italian in the competition can be found qui, the second is that more photographs of the quilt that I saw in Birmingham can be found qui. Like every time I find myself in the position of having to pull the sums, just some final consideration, and once again I repeat that observe a quilt Live is quite another thing to see it in the photo, besides the fact that the ones I have included in your post are only a small fraction of what was exposed. To make matters worse it puts even my personal taste, and as the objectivity is desirable, Clearly it happens to photograph the works that leave a mark, while other, perhaps equally valuable, They escape and not get captured at a glance. Among my intentions for future editions (in addition to that of Directions by train) there is the intention to dedicate two days to the show, to see, reflect, and review the next day. However the concept that I intend to convey is that, with just a little organization, get here, a Birmingham è relativamente semplice e neppure troppo costoso, dato che la mole di opere esposte giustifica ampiamente il viaggio fino alle Midlands. Se il prossimo anno vi venisse la voglia di verificare con i vostri occhi se quanto scrivo è vero, non avete che da mettervi in contatto con me, e vi darò tutte le informazioni pratiche del caso (viaggi, spostamenti, alberghi, ecc.). Ormai ho una certa pratica. Lasciatemi spendere una parola sull’organizzazione del festival, ma una sola: perfetta. Uno, circa diecimila ingressi al giorno, eppure gli spazi sono così ampi che mai capita di chiedere permesso per passare. Due, la parte commerciale, estesa e ben fornita, è comunque adeguatamente separata dalla parte espositiva dei concorsi. Tre, pochissime sono le opere che non possono essere fotografate. Quattro, more than a thousand films in competition, thousands of jobs to detach, pack (carefully), and send. The Festival closed Sunday night, and my job was already home Thursday morning. Mi ricordo, sì, io mi ricordo, in Parma… never mind that it is better. There is still something else that I remember, but you lose enough back in time, to the days of my first experiences with patchwork. I remember there were blankets, many blankets, small, great, enormi, time for me all wonderful, with their exact geometric composition and their painstaking hand quilting. Panta rei, everything flows, and today most of the works are paintings, espressionisti, impressionisti, abstract, futuristic, until you get to exploit foolhardy. It will be good, It will be bad, e chi lo sa. On the one hand, it is right that the patchwork exceeding its image hobby femminile, perda l’obbligo di avere una qualche utilità pratica, smetta gli usati panni di famiglia e abbandoni le pareti domestiche, e diventi gioia di esprimersi liberamente , a prescindere dalla cultura, dalle tradizioni, dai materiali, dai gusti e, perchè no, anche dal genere. Per contro c’è il rischio che diventi una corsa verso l’effetto speciale, il ballon d’essai, lo stupefacente, l’artificio, l’effimero, in, passatemi il temine, fuffa. Come di dice in questi casi: ai posteri l’ardua sentenza. Intanto prendiamo quel che c’è da prendere, perché di cose belle ce ne sono da vedere, e conto di ritornare ancora al Festival of Quilts, per un bel bagno di umiltà in primis, e per avere la conferma che il patchwork è in salute, anzi cresce e si fa scoprire anche da chi di pezze, pattern, fili, appliqué, not even supposed existence. trust, in Europe there are other exhibitions that expose just as beautiful works, in even more features settings, but seeing so many all at once is a fabulous experience. Despite Birmingham.
P.S.
For those who had not immediately noticed, I want to clarify that the’begins of this post, a phrase then became a kind of refrain, It is a quote, la parte del titolo di un film di Anna Maria Tatò “Marcello Mastroianni – Mi ricordo, sì, io mi ricordo“, girato durante le riprese del suo ultimo film “Viaggio all’inizio del mondo”. Mi pareva giusto precisarlo.

“https://www.lastoffagiusta.it/wordpress/wp-content/uploads/2015/04/

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