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Per chi l’ha vista e per chi non c’era, e per chi quei giorni lì inseguiva una sua chimera
Pole pole, stiamo prendendo un po’ di confidenza. I mezzi sono ancora molto modesti (videocamera entry level e programma di video editing recuperati a poco prezzo su ebay), e la nostra presunzione è infinitamente superiore alle nostre capacità, ma comunque questo filmato postato su YouTube dà un’idea di cosa si rischia di vedere andando a Praga per il Patchwork Meeting.
Mistero
È un bel mistero. Anzi, più di uno.
Cominciamo dal più famoso: Praga.
Chi ci viene, da turista standard ovviamente, è attirato dal fascino degli antichi misteri praghesi, gli alchimisti rudolfini, il Golem di Rabbi Loew, l’estremo sacrificio di San Giovanni Nepomuceno, il ghetto ebraico con annesso cimitero, il mito di Franz Kafka, le tre giovani promesse spose della casa Rott, il cavaliere Bruncvik e il suo leone, e altro ancora.
In effetti il mistero è come abbiano preso piede così stabilmente queste leggende, certo non così famose come quella di Libuše e del suo sposo Přemysl, ma senz’altro più redditizie.
Allora facciamo un po’ di luce.
Oh no, not again!
So già cosa state pensando, vi aspettate un’altra sviolinata che illustra quant’è bella Praga e che ne decanta tutte le piacevolezze, le sensazioni, le emozioni che fa provare.
E invece no. A questo punto penso ormai di aver detto abbastanza (vedi qui, qui, qui, qui, e anche qui), perciò non saprei cosa fare di più per farvela visitare se non prendervi su di peso e portarvi lì. Perciò stavolta mi limiterò (per modo di dire) a illustrare gli aspetti del Prague Patchwork Meeting 2013.
Per inciso, quest’anno ho percorso un tragitto diverso. Prima di recarmi a Praga ho fatto un giretto nella Boemia meridionale, e neanche sto a dirvi quant’è stata interessante quella escursione, perché mi ci vorrebbero almeno un paio di post. Qualche immagine la potrete trovare in futuro sul sito my3place.wordpress.com e già ora nelle topinke di questo blog.
Giusto per darvi un’idea, ecco qua sotto un mosaico dell’originalissima stazione ferroviaria di České Budějovice, edificio rimasto quasi identico a quando è stata inaugurato nel 1908 (i treni no per fortuna). La fotografia è stata scattata il giorno della partenza per Praga. Il mosaico è molto più recente e vi sono rappresentati i luoghi più interessanti dalla città vecchia.
L’appuntamento
Ci siamo, beh insomma, quasi.
Aprile arriverà, e porterà la primavera, sole e calore, luce e colore, profumo e sapore, tutti gli ingredienti per una stagione meravigliosa della quale il 7° Prague Patchwork Meeting è la perfetta ciliegina sulla torta.
Intanto prendete nota, segnatevi sul calendario le date del 5, 6 e 7 aprile, i giorni di apertura della mostra. Fatto? gut.
Eh già, perché nei siti web e sulle riviste italiane non troverete molte notizie su questa splendida manifestazione, lacuna inspiegabile dato che il livello dei lavori esposti è ragguardevole, e che il tutto si svolge in una località da sogno.
Chi segue questo blog ha già avuto modo di constatare quanta ammirazione abbia per Praga, e di come la trovi una cornice ideale per una esposizione patchwork. Per chi invece è appena arrivato, ecco i link alle manifestazioni precedenti, quella del 2011 e quella del 2012.
Dato che “un’immagine vale più di mille parole”, date un’occhiata a quei post, e poi cominciate a chiedervi come mai non avete ancora mai sentito parlare del Prague Patchwork Meeting.
Ma c’è di più, in altri due post, “Praga – Istruzioni per l’uso” e “Perché c’è lei“, sono stati inserite alcune informazioni su Praga, tanto per solleticarvi ancora un po’ di più.
E io, che farò?
Praga on stage again!
È un bel problema.
Il dovere mi imporrebbe di fornirvi un resoconto dettagliato del Prague Patchwork Meeting 2012, ma è veramente dura descrivere tutte le impressioni che ne ho ricavato, sottolineare i lavori più interessanti, sempre col rischio di imporre i miei gusti, e conseguentemente, fare un torto a qualche artista.
Il piacere mi condurrebbe a parlarvi, ancora una volta, delle piacevolezze della Boemia, e di Praga in particolare, ma si potrebbe sospettare che io sia pagata dall’ente turistico ceco.
Perché c’è lei
Appena l’ho saputo ho infilato nel lettore CD il Concerto N°3 per violino e orchestra di Čajkovskij (quello del film “Il concerto”, per intenderci), e ho iniziato a scrivere questo post.
Perché proprio quelle note? Non per uno ma per tre motivi: l’origine, la difficoltà e il colore. Per chi sa un po’ di musica e di patchwork questi dovrebbero essere tre indizi interessanti.